Blue Monday. Come sconfiggere il giorno più triste dell'anno
La nebbia è tradizionalmente simbolo di nostalgia
Oggi, come ogni terzo lunedì di gennaio, sarebbe il giorno più triste e deprimente dell’anno, quello che gli anglosassoni chiamano “Blue Monday”, da “to feel blue”, sentirsi giù. Alla base del calcolo, che ha qualche pretesa di scientificità, lo studio realizzato all’inizio del secolo da Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff, in Galles. La sua ricerca, peraltro bocciata dal suo stesso ateneo, è frutto di un curioso mix tra condizioni metereologiche avverse con buio e freddo, la fine della festività natalizie, il senso di colpa per aver speso e mangiato troppo, la consapevolezza che le prossime vacanze sono lontane.
Ora, fatti salvi questi criteri, si tratta di difendersi. Proviamo allora a mandare in palestra l’anima, perché anche l’anima deve potenziare i muscoli, così che possa combattere e vincere la tristezza. La prima regola per sconfiggere il Blue Monday, è un esercizio che rende superfluo tutto il resto, cioè non credere che possa esistere un giorno triste per natura. Facile quando c’è il sole, facciamo un lavoro che ci piace e abbiamo passato una bella domenica. Più difficile se abbiamo dormito male e camminiamo nella nebbia verso una giornata noiosa e ripetitiva. Se dunque la prima regola per noi non vale, occorre salire un secondo gradino, quello solo in apparenza difficile del ringraziamento. Siamo onesti, non tutto va male, anzi sono di più le cose che vanno bene e sicuramente tutti abbiamo di recente conosciuto o ritrovato una persona che ci ha regalato un momento felice.
Ancora più facile pensare e quindi ringraziare di quando siamo stati noi a far sorridere qualcuno, perché pensare agli altri ci aiuta anche a retrocedere dal narcisismo e ad apprezzare di più la bellezza in cui siamo immersi. Quarta regola o, se preferite, esercizio è cercare i fatti positivi capitati il 15 gennaio. Per esempio l’inaugurazione del British Museum (1759), il varo, nel 1892 delle regole della pallacanestro (conoscete la magia della Nba?) e giusto cinquant’anni fa la prima puntata di Happy days, quasi un contraltare del Blue Monday.
Infine, se siete credenti, vale la pena di guardare ai santi. Si dice, ad esempio, che don Bosco fosse particolarmente allegro quando le cose andavano male. E Tommaso d’Aquino nei momenti difficili, invitava a guardare oltre sé stessi: «tutto quanto ci fa male, se lo si custodisce per sé, ci affligge maggiormente perché l’attenzione dell’anima vi si concentra di più; al contrario, quando si esteriorizza l’attenzione dell’anima si trova in qualche modo dispersa al di fuori e il dolore interno ne risulta diminuito». Buona prassi, dunque, valida non solo oggi ma ogni giorno dell’anno, è retrocedere da noi stessi, fare un passo indietro dalla considerazione di sé, non pretendere che l’universo intero ruoti intorno a ciò che facciamo e che pensiamo noi. L’unico vero, importante, esercizio dell’anima, è allora renderla leggera, svuotarla dagli sterili egoismi, concentrarla sulla salvezza che nasce dall’accettazione dell’amore di Dio. Perché il Blue Monday non esiste, esiste invece l’approccio che abbiamo verso ogni istante della nostra vita. Guardarlo negli occhi sorridendo, pur senza nascondere le lacrime o negare la sofferenza, è un antidoto a tristezza e malinconia, è una scuola di onestà oltreché di buona cittadinanza. Tanto che oggi nel giorno che lo qualifica come colore negativo vale la pena indossare qualcosa di blu, un colore che sta bene con tutto. E, date retta, mette di buon umore. Anche il 15 gennaio, anche il terzo lunedì dell’anno, anche nel Blue Monday.