Il direttore risponde. Come punire le infedeltà dei servitori dello Stato
Caro direttore,
nell’ormai infinita storia di tangenti, regalìe e quant’altro di illecito si sta scoprendo fin troppo spesso quando si tratta di opere pubbliche, vanno emergendo, assieme a politici e imprenditori disonesti, uomini appartenenti allo Stato. Costoro, (ai vertici della magistratura amministrativa e della Guardia di finanza) anziché svolgere la funzione di controllo cui sarebbero istituzionalmente preposti, avrebbero contribuito attivamente alla creazione di un ingentissimo danno erariale. Sono solo un romantico utopista se sogno che un giorno vedremo qualcuno di questi infedeli (ovviamente previa condanna definitiva) pubblicamente degradato nel ruolo e nello stipendio (o nella pensione) a parziale ristoro del danno procurato, visto che ben difficilmente lo Stato recupererà una parte che sia poco più che trascurabile rispetto al maltolto? Temo che nel Paese dei diritti acquisiti (quando interessa) questo rimarrà un bel sogno.
Gianni Domenicali, Imola