Santoro e Berlusconi in tv. Come la politica perde realtà e serietà
È questa, purtroppo, l’impressione che l’altra sera ha comunicato la puntata del programma Servizio Pubblico interamente incentrata sul confronto-intervista con Silvio Berlusconi. Lo spettacolo è stato assicurato (e i 9 milioni di spettatori lo confermano), ma le conseguenze sono sconfortanti. È possibile rovesciarsi addosso le peggiori accuse e rimanere tranquillamente seduti, sorridenti e spesso compiaciuti, davanti all’avversario (anzi, i protagonisti direbbero 'nemico'), poi scherzando o facendo palesemente finta di indignarsi, ma avendo l’accortezza di non superare il limite che metterebbe fine alla rappresentazione?
Che valore può contenere un contraddittorio dove toni e contenuti sono parossistici, ma non ne seguono effetti concreti? Che senso ha, infatti, per Santoro e Travaglio invitare Berlusconi e dargli un palcoscenico, se è davvero una specie di malfattore che ha rovinato l’Italia? Che senso ha per l’ex premier farsi mettere di fronte a tutte le proprie incoerenze, se non pensasse che tanto ciò che conta per i telespettatori-elettori è la battuta spiritosa o la gag esibita con il tempo giusto? L’effetto complessivo, duole dirlo, è stato quello della farsa, in cui la politica può fare a meno – a dispetto di tutto – della dura realtà dei fatti, per rifugiarsi in una bolla in cui nulla sembra più vero né serio.