Opinioni

«Come Gaber non mi sento italiano» Io invece sì. E a occhi bene aperti

Marco Tarquinio venerdì 7 dicembre 2018

Caro direttore,
«Io non mi sento italiano», diceva e cantava molto anni fa Giorgio Gaber. Oggi anch’io mi sento poco italiano , perché mi capita di sentire in tv il ministro Salvini dichiarare che uno dei suoi compiti è quello di eliminare quei quattro farabutti che sono sugli autobus… Il politico di rango non è cambiato, in giovane età - leghista bossiano - dichiarò che a Milano gli stranieri in autobus dovevano lasciare il posto a sedere ai milanesi. Oggi dichiara che la manovra andrà bene perché si passerà dal deficit del 2,4% al 2,2%, perché le due manovre principali , la quota 100 e il reddito di cittadinanza andranno in vigore la prima a marzo 19 e la seconda luglio 19, così si risparmiarebbe quello 0,2%... Ma allora perché non rimandare tutto al 2020, andando addirittura sotto al 2%? E sperando che qualcosa di buono finisca comunque per succedere. In realtà, l’unica speranza è che, nonostante tutto, riparta l’economia. Ma questa non è programmazione a medio-lungo termine, quella che dice di voler fare il Governo gialloverde. Quindi, egregio direttore mi sento preso in giro anche da questa ' maggioranza del cambiamento', e mi sento sempre più solo. E lei?

Enrico Reverberi

Per essere e sentirsi presi in giro, caro signor Reverberi, bisogna aver creduto a promesse mirabolanti e senza base. O almeno senza base sufficiente per essere realizzate in modo utile e sensato per questo nostro Paese e per la nostra gente. Io non ci ho creduto. L’ho detto e scritto. E oggi non mi sento solo, semmai in nuova e più vasta compagnia. Anche perché le peripezie della Manovra economica per il 2019 – tra trattative con Bruxelles (dopo i giorni dell’invettiva e del 'tireremo diritto') e rallentamenti dell’iter per la fragilità dell’impianto e precarietà delle coperture finanziarie – inducono tanti di noi a perplessità e preoccupazione. Mentre le scelte 'securitarie' del decreto Salvini – che producono anche ingiustizia verso i deboli e minacciano più paradossale insicurezza per tutti – su alcuni cruciali punti spingono a libere e forti obiezioni di coscienza e di ragione. Detto questo, sarei felice per il mio Paese se il Governo gialloverde trovasse la quadratura del cerchio cioè per dirla con le sue parole, gentile amico, «se qualcosa di buono finisse per succedere». Sarò più che soddisfatto se chi ci governa sarà capace di stare coi piedi per terra, camminando verso direzioni possibili e giuste nella lotta alla povertà e per disegnare un fisco più rispettoso con gli onesti contribuenti e più attento alle famiglie con figli. So che è per questa via che economia e fiducia torneranno a crescere. Un’ultima cosa: amo Gaber e da una vita me le faccio cantare da lui, ma continuo a sentirmi profondamente italiano, e perciò europeo e, con questa mia identità, libero cittadino del mondo. Ebbene: succeda quel che succeda, non intendo 'dimettermi' da questa sentita appartenenza...