Cirinnà: mai detto la famiglia è fascista. Bene, bisogna cambiare anche i frasari
Gentile direttore,
ho letto con grande disappunto l’intervento ospitato mercoledì 24 luglio dal suo giornale a firma del professor Alberto Contri nel quale vengono riportate frasi virgolettate che io non ho mai pronunciato. Si tratta della riproposizione di una fake-news che gira in Rete e sui social che viene spacciata per vera. Una mistificazione alla quale ho già risposto annunciando querele nei confronti di tutti coloro che proseguiranno a sostenerla e diffonderla. Non ho mai detto che la famiglia tradizionale è «fascista»: ho detto semmai, e lo ribadisco perché è storia, che il fascismo strumentalizzò l’istituzione familiare tentando di farne la prima cellula del partito e del regime. Soprattutto, non ho mai parlato di «rieducazione» dei figli. La frase da me realmente pronunciata, con la fisiologica passione propria di un comizio, è la seguente: «La scuola pubblica ti deve salvare se hai avuto la sfiga di nascere in una di quelle famiglie; se hai avuto la sfiga di nascere con genitori oscurantisti, almeno la scuola pubblica ti deve aiutare». Un concetto inserito all’interno di un ragionamento sulla difesa della scuola pubblica, bene costituzionale protetto dagli artt. 33 e 34 della Costituzione, che le affidano il compito di formare cittadini sensibili e dotati di una solida coscienza civica, aperta all’inclusione e al rispetto delle differenze, anche fornendo a studentesse e studenti gli strumenti per rielaborare criticamente gli insegnamenti ricevuti in famiglia: nessuna rieducazione, dunque, ma solo la formazione di coscienze critiche, di donne e uomini liberi. La frase riportata è falsa e intende volutamente distorcere il mio pensiero a fini politici e ideologici. A testimonianza le allego anche il video che riporta il brano in questione. La ringrazio per permettermi di chiarire il mio pensiero.
Prendo volentieri atto della sua precisazione, gentile senatrice Cirinnà. E sono lieto che lei abbia deciso di farla. Lei dunque non pensa e non ha mai detto: «Il concetto di famiglia tradizionale è fascista. Rieducheremo gli oscurantisti». Bene, spero che contribuisca a far sì che dal dibattito sulle questioni familiari venga rimosso definitivamente (per quanto questo è possibile nell’era della comunicazione digitale) un frasario insopportabile, quello che appunto viene ingiustamente – come rivendica – attribuito anche a lei. L’accostamento al «fascismo» della famiglia cosiddetta tradizionale, quella che la Costituzione repubblicana definisce mirabilmente «società naturale fondata sul matrimonio» (articolo 29) è infatti una delle forme ricorrenti e, ripeto, intollerabili delle forzature e delle vere e proprie aggressioni verbali alle quali assistiamo. E si specchia nel rifiuto, espresso purtroppo con parole e atti volgari e persino violenti, delle persone omosessuali. Grazie, dunque per questa smentita, che – insisto – spero possa essere davvero definitiva. Abbiamo bisogno di svelenire il confronto delle idee e il dibattito sulla famiglia e sulle unioni di persone dello stesso sesso, e di fare piuttosto tutto il necessario per sostenere la famiglia e la natalità (che non vuol dire aprire una fabbrica di figli in ogni modo e a qualunque costo) in un’Italia che invecchia e si fa sospettosa e ostile alla vita giovane, dei propri figli e dei nuovi figli che la scelgono per emigrazione. Devo però anche dirle, gentile senatrice, che considero non meno aspra e ingiusta la pretesa – pur comprendendo quella che lei chiama «la fisiologica passione di un comizio» – di rinchiudere nella categoria degli «oscurantisti» tutti coloro che osano ricordare che un Monica Cirinnà senatrice Pd figlio o una figlia nascono sempre dall’unione di una donna e di un uomo e che la civiltà umana – cristiana e no – ha in vario modo valorizzato e reso solenne questa decisiva e feconda relazione con l’istituto del matrimonio. E mi sento di definire grave e ingiusto anche il programma di affidare alla 'scuola di tutti' il compito di «salvare» quei figli cresciuti con genitori che hanno comunicato loro la consapevolezza della complementarietà dei due sessi e dello specifico e insostituibile valore del matrimonio uomo-donna. Sottolineare questo – per quanto mi riguarda e, a quanto so, per quanto riguarda l’amico professor Alberto Contri – non significa affatto disprezzare le persone omosessuali. Significa semplicemente dire che due donne e due uomini non potranno mai, da sole e da soli, generare figli.