Il direttore risponde. Pazienza (e interlocutori) delle riforme e ciò che fa di un politico uno statista
Caro direttore,
continua a suscitare attenzione e per molti aspetti ammirazione la multiforme attività di Matteo Renzi sia in patria sia nel vasto mondo: non si ricordano molti esempi di tale onnipresenza e onnicompetenza, tranne forse Amintore Fanfani, anch’egli toscano, segretario della Dc e presidente del Consiglio. Matteo Renzi, novello Adamo verrebbe da dire, con una vicenda paragonabile a quella biblica: creato innocente, decaduto per cause ben note con conseguenze che coinvolgono l’intera umanità, Matteo Renzi è anch’egli soggetto alle conseguenze di un peccato originale che rende ambigue e discutibili certe sue iniziative e decisioni: il suo peccato consiste nell’aver risposto alle lusinghe di Berlusconi e di averlo reinserito nell’attività politica, cercando la collaborazione di un personaggio che meritava il silenzio e l’oblio (se la legge è uguale per tutti). In questo modo, come possono convivere etica e politica? E quale esempio si dà ai giovani e ai cittadini? Renzi non accetta i compromessi: ma non è questo il compromesso nella sua attuazione peggiore? Le riforme, per essere accettabili e durature, richiedono pazienza e approfondimenti: lasciamo ai dittatori i colpi di genio e le decisioni irrevocabili: la storia ne conosce parecchi, e con risultati ben noti. Cordialmente.
Antonio Prezioso, Padova