Opinioni

Scenari. Ci sono le armi nel cuore della nuova guerra fredda

Fabio Carminati domenica 4 settembre 2022

Il commercio, il peso e l’uso ostentato e feroce delle armi è l’aspetto forse più appariscente della nuova “Guerra fredda per procura” che contrappone Stati Uniti d’America, Russia e Cina. Basta mettere in fila anche solo gli ultimi avvenimenti per averne la conferma. L’Amministrazione Biden ha approvato in queste ore la vendita di altri armamenti a Taiwan per oltre 1,1 miliardi di dollari.

Un pacchetto che comprende fino a 60 missili antinave e fino a 100 missili aria-aria e che a Pechino è letto come una provocazione: proprio alla vigilia di quel congresso del partito unico che “incoronerà”, per la terza volta, a leader supremo Xi Jinping. Gli affari con i Paesi del Golfo o con Israele continuano secondo i copioni classici. Così come con i Paesi della Nato, che devono compensare anche mercati come quelli dell’Egitto o dell’India che hanno trovato in Mosca un nuovo alleato e forniture di macchine belliche più che testate nei teatri di guerra d’Africa e di Siria.

Ad alimentare tensione ed escalation, come si usa dire, nei prossimi giorni gli Usa annunceranno altri aiuti militari all’Ucraina. «Ciò che conta per noi – ha assicurato il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americana, John Kirby – è assicurarci che gli ucraini abbiano i mezzi per vincere sul campo di battaglia, ed ecco perché abbiamo già impegnato oltre 13 miliardi di dollari in assistenza militare alle forze di Kiev» dal 24 febbraio ad oggi. Mentre solo una settimana fa il presidente americano Joe Biden ha annunciato un nuovo invio di armi per 2,98 miliardi di dollari.

E subito, non aspettando altro per applicare i princìpi base della diplomazia (armata), proporzionalità e progressività – il Cremlino ha affidato la risposta al vice ministro degli Esteri Sergeijk Ryabkov. «Mettiamo in guardia gli Usa dal fare passi provocatori, compresa la fornitura (all’Ucraina) di armi di sempre più a lunga gittata e più distruttive », ha detto. E ha avvertito che ormai è solo una «sottilissima linea a separare gli Stati Uniti dal diventare una parte in conflitto».

Fin qui solo gli ultimi sviluppi soltanto di ciò che è a bilancio e sotto la luce del sole. Ci sono poi, in risposta alla pesantissima “guerra d’attrito” russa, le forniture di intelligence, le operazioni speciali e i “consiglieri militari” travestiti da volontari. Su entrambi i fronti. E non serve ricordare l’Irangate di Reagan per spiegare come funziona la «guerra sporca ». Una guerra sotterranea che tutte le potenze (reali o autoproclamate) praticano, nessuno la ammette anche se gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Così un conflitto, come quello nel sudest ucraino, langue, va incontro a un secondo inverno di violenze e di dolore e dilata all’inverosimile i tempi del confronto armato.

Che consuma vite, energie, ma soprattutto armi e munizioni, con una crescita geometrica delle tecnologie che le parti schierano in teatro. Per questo non si può che dedurre che altre armi, altri «aiuti alla controffensiva» come ha trionfalmente comunicato Kiev salutando i nuovi rifornimenti da Washington di missili e dispositivi tecnici, non potranno mai far vincere una guerra che nessuno può vincere. Non pochi sorridono, soprattutto di questi tempi, davanti allo sfilare delle carovane della pace dirette a Est, sbeffeggiano le “anime belle” che credono nella buona politica e in qualcosa di molto diverso dalle pallottole di un Kalashnikov e dai cannoneggiamenti distruttivi.

In queste ore arriva però anche un messaggio in controtendenza: «Una ripresa delle ispezioni a tutti gli effetti ai sensi del Trattato New Start il prima possibile serve agli interessi sia della Russia sia degli Stati Uniti», ha argomentato candidamente l’ambasciatore russo a Washington, Anatolij Antonov. Il trattato nucleare, firmato da Obama e Medvedev nel 2010, è praticamente l’ultimo brandello del disarmo che avevano avviato Reagan e Gorbaciov, che proprio ieri è stato sepolto nel cimitero di Novodevichy. Lì riposano, in quella sempre sorprendente ironia che è la vita prima della morte, lo scrittore Gogol a fianco del costruttore dei cacciabombardieri Tupolev, il compositore Prokofiev e Nikita Krusciov...