Opinioni

La vita e quello che li rende pieni. Ciò che si può fare più e meglio di Jack Ma

Leonardo Becchetti domenica 23 settembre 2018

«Voglio morire in spiaggia non in ufficio» e «dedicarmi all’insegnamento». Jack Ma è uno degli uomini più ricchi del pianeta, fondatore e presidente di Alibaba, il colosso del commercio elettronico cinese. A 54 anni (4 anni prima di Bill Gates il fondatore di Microsoft che lo ha fatto a 58) annuncia la transizione dal profit al non profit, un passaggio che interessa una quota tutt’altro che limitata di professionisti e non solo chi è tra piccolissimo club degli uomini più ricchi del pianeta.

Facile per lui dedicarsi alla beneficenza, con tutti quei soldi e senza il rovello di dover lottare per guadagnare il necessario per vivere, hanno commentato ironicamente molti. Vero, ma tanti altri sono arrivati alla conclusione anche prima e con molti meno soldi di lui. In una famosa storiella, due individui sono insieme a pescare in una bellissima spiaggia. Il primo racconta che lui ha lavorato sodo tutta la vita, messo da parte importanti risorse per potersi permettere di venire a trascorrere l’ultima parte della sua vita in quel paradiso. 'E tu ?' L’altro gli risponde seraficamente che è stato sempre lì.

La tradizione cristiana (molto prima della 'scuola di Francoforte'), le vite dei santi e quelle degli uomini più venerati dalle altre religioni ovviamente ci ricordano che la scoperta che l’essere è più importante dell’avere è una costante nella vita di tante persone illuminate e la vicenda di Ma può persino apparirci banale.

È il nostro destino in questa generazione di 'nuovi barbari' che sembra aver dimenticato riferimenti e radici del passato riscoprire l’acqua calda, spesso tramite i nuovi 'stregoni' dei nostri tempi che sono gli scienziati che, dati alla mano, finiscono per riscoprire e avvalorare tesori di saggezza già posseduti dalle passate generazioni. Eppure, non tutto si ripete e qualcosa di nuovo sotto il sole c’è. Se non altro perché la partita tra l’essere e l’avere e la sfida del discernimento si gioca su un campo di battaglia nuovo e diverso.

Nella storia di Jack Ma c’è qualcosa che stride. La consapevolezza non può essere appannaggio solo di pochissimi eletti che la scoprono dopo aver raggiunto le vette della ricchezza, e la produzione di valore economico e la sua distribuzione non possono essere due fasi quasi contrapposte: l’una vista quasi negativamente e con sensi di colpa e l’altra idilliaca e angelicata.

La logica dell’incarnazione è l’opposto della contrapposizione tra spirito e materia. Gli studi sulla soddisfazione e sul senso della vita ci dicono che tre quarti delle differenze tra Paesi sono spiegate da reddito, istruzione, libertà d’iniziativa, assenza di corruzione, qualità delle relazioni e gratuità. La componente principale nascosta che spiega ancora più sinteticamente questi dati la possiamo chiamare generatività. Cosa sia ce la fanno capire meglio di ogni astrazione due fulminanti citazioni.

La prima è dell’abate Genovesi, fondatore dell’economia civile e della prima cattedra di economia politica quando afferma: «Fatigate per il vostro interesse, niuno uomo potrebbe operare altrimenti, che per la sua felicità sarebbe un uomo meno uomo: ma non vogliate fare l’altrui miseria, e se potete e quando potete studiatevi di far gli altri felici. Quanto più si opera per interesse, tanto più, purché non si sia pazzi, si debb’esser virtuosi. È legge dell’universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri».

Gli fa eco dal Regno Unito uno dei fondatori del mainstream econonomico John Stuart MIll quando afferma che «sono felici solamente quelli che si pongono obiettivi diversi dalla loro felicità personale: cioè la felicità degli altri, il progresso dell’umanità, perfino qualche arte, o occupazione perseguiti non come mezzi, ma come fini ideali in se stessi. Aspirando in tal modo a qualche altra cosa, trovano la felicità lungo la strada».

A livello sociale e politico la nostra tradizione spirituale, la saggezza delle generazioni passate, i dati empirici concordano nel suggerirci che l’orizzonte ideale dell’agire politico e sociale deve essere quello di costruire società al cento per cento generative per realizzare i dettami dell’art. 3 della Costituzione che recita che il compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli alla realizzazione della persona. A livello individuale si può essere contemporaneamente (in piccolo o in grande) Jack Ma nelle sue diverse fasi della vita. Quando in un processo d’incarnazione e creazione di valore economico e sostenibilità sociale e ambientale esse si integrano e non si contrappongono ne guadagnano, in sequenza, i singoli e la comunità.