Opinioni

Il direttore risponde. Restituire le «chiavi» agli elettori

venerdì 4 marzo 2011
Caro direttore, il vero cancro che ha colpito la politica italiana, è che la politica serve solo a chi fa politica; è diventata tutta autoreferenziale; è diventata una carriera ben pagata piena di privilegi, che come tale attira tutti i peggiori figuri di una società. Ce la vedi una persona seria a fare politica oggi? Ce la vedi una persona onesta? Ce lo vedi un altruista, uno che si mette in politica per fare del bene agli altri? Tutte queste persone potranno darsi al volontariato, ma si terranno ben lontane dall’immondezzaio che è diventata la politica oggi. In poche parole, il nocciolo della questione, è che è saltata la rappresentanza; siamo una democrazia rappresentativa che non rappresenta più nessuno; nelle Circoscrizioni, nei Comuni, negli enti derivati, nelle Province, nelle Regioni, in Parlamento: ognuno sta lì solo a farsi gli affari propri e a intascare denaro, potere e privilegi. Allora io mi domando: io sono una persona che non vuole vivere di espedienti, non vuole truffare nessuno, non vuole fare imbrogli, non vuole corrompere nessuno, né essere corrotto, neppure voglio mangiare i pesci più piccoli di me, ma voglio invece vivere del mio lavoro onestamente, e ho trasmesso questi valori di autonomia, legalità, cultura del lavoro ai miei due figli. Chi mi rappresenta?Qualcuno può indicarmi qual è il mio partito tra quelli esistenti oggi in Italia? Mi indicate la forza politica i cui rappresentanti, una volta eletti con il mio voto, vanno a tutelare questi interessi? La verità è che nessuno vuole cambiare l’attuale stato di cose! Che differenza fa se a rubare i miei soldi è il centrodestra o il centrosinistra (con gli altri che di volta in volta reggono il sacco)? Tanto il derubato sono sempre io, i miei figli, il loro futuro e quello dello sventurato Paese che è l’Italia!

Giovanni Scavazza

La sua non è l’unica lettera così amara e sconsolata, gentile signor Scavazza. Potrei dirle che non tutti i politici sono come lei li descrive, potrei dirle che ci sono anche politici che fanno discorsi con accenti anti-politici simili ai suoi solo per continuare a fare i politici, potrei dirle tante cose... Ma preferisco dire che lei ha ragione sul punto cruciale del suo sfogo: nel nostro Paese è «saltata la rappresentanza», s’è perso il legame fiduciario (e mai facile, e mai creato una volta per tutte) tra elettori ed eletti. Ed è un problema enorme, oltre che un rischio grave e crescente. La sfiducia e il distacco 'dalla politica' a cui anche lei dà voce ne sono un sintomo evidente. Ecco perché, da anni, anche Avvenire insiste per un segnale di svolta chiaro. Che può solo venire da una legge elettorale che dia di nuovo il giusto potere a chi vota e restituisca la possibilità di varcare le porte del Palazzo anche a chi non ne riceve le chiavi per gentile concessione di un capopartito o di un capocorrente.