Bruxelles. Chi ha paura della Romania alla presidenza dell'Unione?
Il ministro con delega agli Affari Europei della Romania, George Ciamba (Ansa)
A dodici anni dalla sua adesione all’Unione Europea, a trent’anni di distanza dalla caduta del regime comunista di Nicolae Ceausescu, la Romania ha assunto per la prima volta dal primo gennaio 2019 la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Il Consiglio rappresenta i governi dei 28 Stati membri e toccherà ai ministri romeni il compito di presiedere le sedute per i prossimi sei mesi, guidare i negoziati per l’adozione delle leggi comunitarie che riguardano l’economia, la sicurezza, nonché dossier sensibili come la Brexit, lo spazio Schengen, il bilancio post 2020, l’immigrazione, le elezioni europee che si svolgeranno a maggio. Il quadro è complesso e se a questo aggiungiamo i dubbi che sono stati manifestati a Bruxelles nei confronti di Bucarest possiamo parlare di una strada in salita della presidenza romena. Tra le preoccupazioni di Bruxelles ci sono la situazione politica, sociale ed economica in Romania. L’Europa segue con una certa apprensione le riforme della giustizia volute dal Governo di sinistra nonché le proteste in strada che sono incominciate due anni fa. Per le stesse ragioni non accennano a diminuire le polemiche tra il Governo e il presidente della Romania, Klaus Iohannis. Lo stesso presidente che il mese scorso dichiarava che la Romania non sarebbe realmente pronta ad assumere la presidenza.
Dal canto suo il numero uno della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, di recente ha ribadito che il Paese è preparato dal punto di vista tecnico, ma ha voluto precisare che il Governo di Bucarest non sembra aver capito «cosa significhi presiedere i Paesi dell’Ue». Sono molti i dubbi di natura politica, in quanto – ha precisato Junker – un’azione prudente ha bisogno della disponibilità ad ascoltare gli altri. Per il primo ministro della Romania, Viorica Dancila, già europarlamentare, i dubbi sono invece infondati. Sarebbe dunque più opportuno parlare dell’ottimistico slogan scelto per la presidenza: 'Coesione, un valore comune europeo'. In Romania la coesione politica è carente e spesso anche a livello europeo si verificano difficoltà in questo senso.
Ma il premier parla di una Romania fortemente legata alle idee europee e rassicura che la presidenza agirà per ridurre le differenze di sviluppo che ancora sussistono nell’Unione, per favorire un accesso uguale ai benefici, per rimuovere i fattori che generano separazioni o gerarchie tra gli Stati membri. Bucarest spera di essere inserita nello spazio Schengen: a dicembre il Parlamento Europeo ha chiesto in modo ufficiale al Consiglio dell’Ue che la Romania e anche la Bulgaria possano essere ammesse al sistema di libera circolazione delle persone.
Bucarest considera che da ben sette anni rispetta tutti i criteri necessari, investendo nella sicurezza delle frontiere, e ora c’è bisogno solo del voto politico unanime del Consiglio. La sicurezza delle frontiere è una priorità della presidenza romena, intesa anche in chiave della sua propria adesione. Restano però valide le preoccupazioni nei confronti della Romania per quanto riguarda il modo in cui intende modificare le leggi della Giustizia, mentre l’Ue non esita a contestare al Governo socialdemocratico l’adozione di misure che rischiano di indebolire la lotta alla corruzione, in quanto a Bruxelles c’è la sensazione che si stiano facendo passi indietro anziché in avanti.
Tra le modifiche pensate dai socialdemocratici c’è anche l’amnistia, la cosiddetta misura 'salva politici corrotti' che salverà dal carcere Liviu Dragnea, il più influente leader del Paese, presidente del Partito Socialdemocratico, e considerato il primo ministro de facto del Paese (a causa dei suoi problemi con la giustizia non ha potuto assumere la carica di premier ma 'solo' quella del presidente della Camera dei Deputati). Per il Psd, Dragnea – accusato di fatti di corruzione con fondi dell’Ue – è lui stesso una vittima della Giustizia romena. A novembre la Commissione europea aveva già avvertito la Romania del rischio di un allontanamento dai progressi registrati dalla sua adesione all’Ue, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla corruzione, lo Stato di diritto, l’indipendenza della magistratura. Un nonsense, direbbero i leader di Bucarest che ribadiscono la libertà di governare il Paese secondo il loro programma di Governo, respingendo al mittente le critiche. Atteggiamenti che collocano la Romania – per la volontà dei suoi politici – verso il sovranismo dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Polonia di Mateusz Morawiecki, due Paesi sorvegliati da vicino da Bruxelles. Mentre a Strasburgo gli europarlamentari hanno condannato l’intervento violento e sproporzionato della gendarmeria durante le proteste anticorruzione dello scorso agosto cui hanno aderito anche romeni che vivono all’estero. Le proteste a difesa della giustizia e contro la corruzione dilagante che ostacola il progresso del Paese vanno avanti ormai da due anni.
Davanti alle critiche di Bruxelles il Governo romeno ha optato per un discorso euroscettico che alla fine ha contribuito alla diminuzione della fiducia dei romeni nelle istituzioni europee. Mentre la Brexit ha aumentato in genere l’apprezzamento degli europei rispetto all’appartenenza all’Unione Europea, per quanto riguarda i romeni (noti in passato per il loro euroentusiasmo) l’effetto è stato contrario. Secondo l’ultimo eurobarometro, a settembre 2018 il 49% dei romeni considerava positiva l’appartenenza all’Ue, una percentuale inferiore di 10 punti rispetto all’aprile di un anno prima.
La Romania e stata negli ultimi anni il Paese europeo con la più alta crescita economica. Alla fine del 2017 con una crescita del quasi 7% veniva addirittura definita una 'tigre ' dell’Europa. Nel terzo trimestre del 2018 la crescita economica è rimasta contenuta all’1,9%, secondo posto nell’Ue dopo Malta. Per mantenere le promesse elettorali il Governo ha aumentato gli stipendi e le pensioni, che tuttavia restano tra i più bassi dell’Unione. Con un’inflazione al 3,2%, a novembre, la Romania occupa invece il primo posto nell’Ue per costo della vita. L’anno nuovo ha portato un aumento della pressione fiscale: il Governo ha 'inventato' la tassa 'sull’avidità' a carico delle imprese. Nello sforzo di tenere il deficit pubblico sotto il 3% del Pil è aumentata l’imposizione sugli utili delle banche e sono state introdotte nuove tasse a carico delle compagnie energetiche e delle telecomunicazioni. Stando a uno studio della Banca Nazionale Romena (Bnr), a causa della 'tassa sull’avidità' nel Paese resteranno in piedi solo due banche.
Quattro sono le priorità del semestre di presidenza romena dell’Ue: l’Europa della Convergenza, l’Europa piu sicura, l’Europa come forte attore globale, l’Europa dei valori comuni. Secondo il primo ministro della Romania, Viorica Dancila «non devono più esserci cittadini di primo rango e cittadini di secondo rango nell’Unione Europea. Bisogna che vi sia accesso uguale per tutti i cittadini alle risorse dell’Ue, in modo da consolidare l’Unione e il suo futuro».
Intanto il Governo deve risolvere un problema di comunicazione istituzionale e giungere a un chiarimento con il capo dello Stato, Klaus Iohannis, per decidere chi dovrà rappresentare il Paese nel Consiglio Europeo: la Romania è una repubblica semipresidenziale e la questione è ancora da affrontare.