Il direttore risponde. Chi ha figli ha futuro, come chi ha memoria Dio non sarà mai un condottiero d’Occidente
Caro direttore,
approfitto della tranquillità del tempo di Pasqua, che laicamente ho trascorso nella meditazione della mia casa padovana, per mandare a lei e ai lettori del suo giornale gli auguri pasquali. E per condividere alcune riflessioni. Giuliano Ferrara, nel "Foglio" del 25 marzo, ha scritto, con la sua solita prosa sontuosa, intelligente e audacemente cinica, cose che fanno riflettere sotto la titolo «Senza un Dio che ci salvi, cosa succede ad un Occidente senza guida?» Da ateo devoto, come ama definirsi, Ferrara va vicino alla verità. Come vicino alla verità va Cacciari nell’articolo su "l’Espresso" in edicola. Tutti e due propongono riflessioni non banali, ma credo stiano sempre a valle del "problema". E io penso che a valle non ci siano "soluzioni" facili. Nel 2000, in occasione del Giubileo, papa Wojtyla alla Pontificia università di Napoli che si interrogava con coraggio sulle colpe della Chiesa nel processo a Bruno, mandava a dire che bisognava «purificare la memoria». Troppe volte si era detto: la Chiesa lo ha condannato, ma il potere politico lo ha bruciato vivo. Giovanni Paolo II disse che quella era un memoria da "purificare". In un recentissimo incontro al Refettorio di san Macuto della Camera dei deputati, laici e cattolici si sono confrontati su Galileo, a 400 anni dal suo primo processo, celebrato proprio in quei locali. Il cardinal Ravasi, in apertura, e monsignor Ladaria, in chiusura, hanno offerto una consapevolezza nuova, davanti al pensiero laico con l’indice garbatamente puntato sulla Chiesa storica. Una volta la Chiesa chiedeva perdono solo a Dio per le sue colpe, oggi chiede perdono anche all’uomo, ha concluso Ladaria, tra gli applausi di tutti.
Questo inciso per tornare al discorso sull’Occidente senza Dio. Io, da laico che non presume di consigliare a Dio alcunché, penso che l’Occidente andrà al tramonto definitivo perché non ha «purificato la sua memoria», non ha avuto coraggio di fare i conti con la sua coscienza, con la sua storia, con secoli di rapine verso i poveri del mondo. E quello che succede oggi con le compagnie petrolifere o le multinazionali che espropriano milioni di piccoli agricoltori delle terre e delle attività di cui da sempre si sono sostentati. Questo mette in essere le maledizioni bibliche. Non sono i criminali del Daesh o di altre sigle che metteranno in ginocchio l’Occidente. Ha ragione Cacciari: quelle sono guerre interne al fondamentalismo islamico. I milioni di espropriati del mondo intero marceranno con la loro disperazione e la loro voglia di vita e fiducia nel futuro, su questa Europa stanca, opportunista ed egoista, che ha scelto di scomparire, che ha reso nella sua legislazione la procreazione come un’attività secondaria che si può appaltare all’utero dell’Asia e dell’Africa, di popoli che non hanno scelto come noi quello che chiamiamo lo "stile di vita" occidentale.
Quelli che misurano la civiltà dell’Occidente dal Pil in perenne doverosa crescita, non possono storcere il naso di fronte a una offerta di manodopera così a basso costo che ricorda i tempi aurei dello schiavismo. Agli amici affezionati al pensiero liberale vorrei ricordare che nel secolo dei Lumi, quando l’Inghilterra portava navi cariche di schiavi africani verso le Americhe, il governo britannico, preso da qualche dubbio, interpellò il suo più prestigioso filosofo, uno di quelli che non si può non amare, che redigesse una perizia, se quegli esseri «dal colore così fosco» fossero esseri umani o animali. David Hume scrisse che dall’abilità manuale di quegli africani si poteva essere indotti a pensare che fossero umani. Ma è come con le cocorite (parrots, dice Hume): opportunamente istruite parlano, ma non sono, per questo, esseri umani. Le orde di immigrati che attraversano i nostri lager, i nostri fili spinati, che affrontano gendarmerie armate a cavallo, con mute di cani, sono affamate, lacere, graveolenti, visto che le guardie che li avvicinano portano sempre guanti e mascherine contro il contagio. Ma hanno un’arma vincente: hanno fede nel futuro: sono pieni di bimbi che si stringono addosso come possono. Con la cordialità di sempre.
Alessandro Tessari