Opinioni

Che siano i popoli a costruire la pace che i potenti non vogliono fare

Marco Tarquinio mercoledì 20 luglio 2022

Gentile direttore,
si può accettare che una partita di pur importanti interessi strategici, economici ed equilibri geopolitici si giochi con totale indifferenza nei confronti della vita e della sofferenza delle persone, in particolare di civili inermi: bambini, donne, anziani, ammalati? Gli interessi in questione non sarebbero stati salvaguardati in modo migliore per tutti se l’immensa quantità di risorse distrutte e l’enorme spesa in armamenti fossero state utilizzate, tramite accordi adeguati, per garantire benessere, scambi commerciali, servizi, alle popolazioni dei Paesi belligeranti, in particolare con lungimirante equilibrio, a quelle dei territori contesi? E che differenza c’è tra quei ragazzi di vent’anni, che avrebbero potuto incontrarsi in qualche forma di collaborazione internazionale facendo amicizia e operando per il bene comune, ora invece aizzati gli uni contro gli altri? Che differenza tra il dolore delle famiglie degli uccisi? Che soddisfazione nel vedere città bruciate e rase al suolo, enormi sofferenze degli abitanti e interi popoli portati alla fame? Anche in questa situazione terribilmente degenerata è però possibile fermarsi, invertire la catastrofica spirale superando ogni propaganda, guardare la realtà e pensare al futuro. Occorrono grande coraggio e umiltà: se non li hanno i capi, li abbiano i popoli. Un mondo basato sull’amicizia tra i popoli non è utopia, ma l’unica via perché il mondo non solo sopravviva, ma sia bello!

Paolo Baracani Occhieppo Inferiore (Bi)


Anch’io vorrei vedere una simile pacifica rivoluzione popolare, gentile e caro signor Baracani. E continuo a credere che nonostante le propagande e le manovre dei potenti e l’acritico allineamento di tanta parte del sistema dei media a Occidente come a Oriente, sì persino nella Russia di Putin, ci sia spazio per una gigantesca pressione 'dal basso' delle opinioni pubbliche mondiali che propizi, e addirittura costringa a compiere, quei passi di pace che i signori della guerra non vogliono considerare e che grandi interessi fanno sembrare impossibili. «Non è un’utopia», dice lei. Ma se anche fosse un sogno, sarebbe uno di quei sogni che dobbiamo assolutamente avere il coraggio di sognare. E per i quali merita di spendere speranze ed energie.