Caro direttore, sono un’ insegnante di scuola dell’Infanzia. Scrivo in seguito all’articolo sullo studio condotto dall’Istituto Zooprofilattico del Cotugno e del Ceinge di Napoli ('Avvenire', 13 agosto 2021). Da una parte sono rassicurata da queste ricerche in quanto stabiliscono che «chi ha avuto l’infezione da Covid è più protetto dei vaccinati » a un anno dall’infezione. Ma sono molto amareggiata dal fatto che i risultati della ricerca, che sarà pubblicata a settembre, non sono stati resi noti subito per non interferire con la campagna vaccinale in corso.

È stato leso il diritto all’informazione. Avendo avuto il Covid, sono molto preoccupata su come comportarmi riguardo alla vaccinazione. Da una parte, come anche la Usl mi ha scritto tramite sms, ho tempo di vaccinarmi con una sola dose entro i 12 mesi dalla malattia, dall’altra, per lavorare mi obbligano ad avere il Green pass, ma questo vale solo 6 mesi dall’inizio della malattia per chi si è ammalato e si rinnova solo nel momento in cui viene fatto il vaccino.

Perché mai, se mi posso vaccinare entro i 12 mesi dalla malattia, mi rinnovano il Green pass solo dopo aver avuto la dose di vaccino? In questo modo c’è l’intento nascosto di obbligare tante persone come me a vaccinarsi per lavorare (e non per andare al ristorante o al cinema) prima dei tempi indicati dalle stesse autorità sanitarie. Si parla sempre e solo di no-vax, ma di problemi come questo no!

Il problema che lei pone, gentile signora Braglia, è già stato evidenziato anche sulle nostre pagine, ed è giusto insistere nel sottolinearlo. Perché va data presto una soluzione ragionevole. Quanto alla «maggiore protezione» dei guariti dal Covid rispetto ai vaccinati, non è un segreto. Ne scriviamo da qualche mese, man mano che i dati divengono di pubblico dominio e gli scienziati li spiegano. La prima volta che ne abbiamo parlato a fondo è stato il primo maggio scorso, in un’intervista al professor Luca Guidotti del San Raffaele di Milano. (mt)