Celibato dei preti: segno che spinge a domande e risposte forti
Caro direttore,
su “Avvenire” del 17 ottobre 2018 si è dato un certo rilievo alla presentazione del libro di Enzo Romeo “Lui, Dio e lei” («Il celibato, problema aperto nell’agenda di Bergoglio»). L’intervento di padre Giuseppe Crea e di don Armando Matteo mi sono sembrati profondi e costruttivi. Mi ha sorpreso, invece, quello di Gianni Gennari. A parte il riferimento al trattamento delle donne nella Chiesa, di cui non si percepisce la pertinenza, mi chiedo se affermare che la questione è «un problema aperto, che non riguarda solo le periferie della Chiesa, ma la Chiesa intera» rispecchi la realtà, dopo due Sinodi (1971, 1990) che hanno dato risposte precise, ribadite in Sacramentum Caritatis . Gennari afferma anche che il problema sarebbe nell’agenda di papa Francesco. È possibile, ma a cosa giova questo articolo? Negli anni 60 del Novecento i seminaristi intraprendevano il cammino della formazione sacerdotale con una certa leggerezza, convinti che ormai a breve il celibato sarebbe divenuto opzionale. Leggere che «un sacerdote di rito latino ha ottenuto dal Papa la dispensa per continuare a esercitare il sacerdozio sebbene sposato» non contribuirà a creare un’attesa analoga? Così come la cronaca su “Avvenire” del 26 marzo 2017 «Da preti a sposi, serve un dialogo vero», in cui il presidente di Vocatio parlava appunto di «costruire un doppio binario». Che il celibato sia difficile è evidente, ma mi sembra che lo sforzo della Chiesa è sempre stato quello di sostenerne la possibilità a determinate condizioni. Mi chiedo se dare tanto rilievo, e con quel titolo, al libro di Enzo Romeo contribuisca ad aiutare i seminaristi e i sacerdoti a perseverare in un impegno difficile, ma ricco di prospettive per loro e per la Chiesa. Cordiali saluti.
don Damiano MarzottoDiamo conto – come sappiano e possiamo – di un dibattito che c’è. E del quale lei, caro don Damiano, per esperienza e profondità di dottrina, è molto più consapevole di me. Nel farlo ci impegniamo ad offrire, in sintesi, le posizioni e valutazioni che vengono proposte. Posso poi dirle, nella mia poca scienza e con umiltà di cronista, che mi rendo conto che negli anni a venire si proporranno con inevitabile intensità crescente le domande sulla difficile e speciale dedizione di cui è segno il celibato dei sacerdoti. E credo che questo farà risaltare anche la saggezza e la bellezza delle risposte che la Chiesa – fedele a Cristo ed «esperta di umanità» – ha saputo articolare nel tempo. Grazie per la sua acuta attenzione e per la cordiale amicizia.