Opinioni

Via dai deliri (e dal sangue) da stadio. Caso serio mezzi seri

Italo Cucci martedì 6 maggio 2014

Sabato alle 21.30 ho lasciato l’Olimpico. Più preoccupato che spaventato. Da ore si stava vivendo in un’atmosfera sospesa fra i canti e gli sfottò dei fiorentini - impegnati a esibire le loro bandiere viola e scampoli di coreografie prepartita - e il silenzio minaccioso dei napoletani, assiepati in una curva senza colori né voci. Ero con mio figlio al quale spiegai i miei timori mentre attraversavamo in fuga il Lungotevere blindato da decine di camionette e centinaia di poliziotti. Quel silenzio dello stadio, e la mancanza di informazioni mentre circolavano le voci di un napoletano ucciso da tifosi rivali, no, forse da banditi impegnati in una resa di conti, il calcio non c’entra...; eppoi quel gruppo di personaggi in abito scuro e divise militari che si avvicinava alla curva napoletana – sì, in mezzo a loro si notavano la cresta e la maglia azzurra di Hamsik – accolto da esplosioni e lampi accecanti: in quei minuti angosciosi ho ricordato la notte di Bruxelles, la finale di Coppacampioni all’Heysel fra Juventus e Liverpool, stessa attesa incerta, stesse voci preoccupate... Poi quel crollo, le urla, i pianti...

 

Sentirlo raccontare è un conto ma io c’ero, il 29 maggio dell’85, in quello stadio decrepito poi diventato cimitero, e mi era mancato il cuore quando, intrufolatomi in un giardinetto interno, avevo visto una catasta di morti. Più tardi ci dissero ch’erano trentanove, trentadue gli italiani massacrati dai tifosi del Liverpool pieni di birra e di rabbia. Noi ci mettemmo i morti, Margareth Thatcher, la Lady di Ferro, ci mise una legge spietata: fuori il calcio inglese da tutte le manifestazioni europee; avanzò la proposta all’Uefa che l’accolse a malincuore ma dovette accettarla. Ecco, questo ricordavo con rabbia mentre notavo l’agitazione scomposta dei signori occupanti la Tribuna degli Impotenti, addio onore; questo mi irrita mentre ascolto i discorsi minacciosi dei tribuni istituzionali che minacciano «daspo a vita» a teppisti e cialtroni che del “daspo” - il provvedimento di espulsione dallo stadio - han fatto una medaglia al valore, unendola a condanne per violenze e rapine, titoli che garantiscono loro la nomina a capipopolo del tifo.Ai cancelli fermano padri e bambini, gli chiedono i documenti, tolgono loro la bottiglietta di plastica con l’acqua minerale, mentre Genny ’O Carogna entra con la sua corte, magari salutato con rispetto, magari con quella maglietta insolente - “Liberate Speziale” - ch’è già un crimine indossarla e tuttavia ti consente la trattativa con le forze dell’ordine umiliate e “la liberazione della partita”, smentita da questori e prefetti, confermata da testimoni oculari. Sembrava - sembra, questo - un Paese senza leggi. E dire che le abbiamo inventate noi, quasi tutte, e quando dagli stadi si levano furore, violenze e paura ecco invocare la dura lex degli inglesi che hanno sconfitto gli hooligans, che dopo i 56 morti di Bradford nell’incendio del Valley Paradise e dopo i 39 di Bruxelles hanno deciso di applicarle, tutte, con severità giudicata eccessiva dai cuori teneri del football. Dopo Bradford, Margareth Thatcher e Giovanni Paolo II gridarono insieme il loro sdegno per l’inaudita violenza che per essere definitivamente sconfitta dovette passare attraverso l’olocausto di Hillsborough, cento morti contro i cancelli sbarrati da autorità e poliziotti insipienti. D’accordo - sento dire - ma noi per fortuna... Sì, per fortuna qualche morto qua e là, da Paparelli in poi, ma nessuna ecatombe, facciamo un convegno e decidiamo il pugno di ferro: proclami, scartoffie, tutto lavoro per i poveri poliziotti e carabinieri e vigili del fuoco che vengono mandati allo sbaraglio, spesso a prender calci e sputi e pugni in faccia da teppisti e pregiudicati e cocchi di mamma che si dilettano di farsi rivoluzionari da stadio in attesa di tempi migliori.Lady Thatcher volle l’uscita del calcio inglese dall’Europa per domare i facinorosi e restituire alle curve la passione vera; ma non si fermò lì. Il Taylor Report impose la costruzione di stadi nuovi e accoglienti; la responsabilizzazione totale dei club cui fu fatto divieto di intrattenere rapporti con le tifoserie; la costituzione di servizi speciali anti-violenza affidati a Scotland Yard che immise agenti nelle società calcistiche; la creazione del Crimstopper, un telefono verde pronto a raccogliere le denunce dei tifosi nonviolenti, subito assediato da migliaia di segnalazioni risoltesi in arresti preventivi; e infine, con l’emissione di un Public Order Act, la nomina di agenti e magistrati collocati negli stadi e pronti ad arrestare e processare per direttissima i violenti.Tutto questo sanno, i nostri governanti, lo Stato, il Coni, la Federcalcio ma preferiscono il dibattito senza fine, le scaramucce politicanti, i pannicelli caldi e l’esibizione di Pensieri Solenni. Ignorando - presi come sono dalla crisi economica e dal business - la necessità di una minima campagna educativa per ripristinare i valori dimenticati che non tendono a far tutti santi, ma semplicemente tutti uomini timorosi almeno delle leggi.