Caso Orlandi, la verità di un misfatto nonostante depistaggi e disinformazione
Caro direttore,
la lunga ricostruzione del caso di Emanuela Orlandi (e Mirella Gregori) fatta, di proprio pugno, dal magistrato Martella su “Avvenire” di giovedì 21 settembre 2017 è di straordinaria importanza e provoca riflessioni aggiuntive. A nostro avviso, sul caso Orlandi è stata fatta una abilissima operazione di disinformazione a opera di alcuni servizi dell’Est. C’è infatti una scuola di pensiero che prende le mosse dall’attentato a papa Wojtyla fatto da Ali Agca. A partire da Yuri Andropov, prima capo del Kgb poi segretario del Pcus, nel mondo comunista dell’epoca fu valutata con grande preoccupazione la pericolosità costituita da un Papa polacco non solo nei confronti della Polonia ma di tutto il sistema. Di ciò ci fu chi trasse le conseguenze operative, come ha dimostrato l’attentato al Papa fallito solo per caso.
In genere queste operazioni di macelleria erano affidate ai bulgari. Non a caso in Bulgaria ci fu anche il tentativo di uccidere Enrico Berlinguer, come egli stesso confidò riservatamente a pochi intimi. Quando la magistratura italiana arrivò fino ad Antonov, dell’ambasciata bulgara, l’allarme fu massimo ed entrò in azione la Stasi per mettere in moto operazioni diversive, una di queste fu appunto il rapimento di Emanuela Orlandi, successivamente messo in conto a “torbide vicende sessuali” interne al Vaticano.
Il magistrato Martella inquadra, a mio avviso, perfettamente il contesto in cui tutto ciò avvenne. Mi rendo perfettamente conto che questa riflessione può essere considerata o un esercizio di fantapolitica o la narrazione di una realtà molto scomoda sulla quale si è preferito evitare ogni approfondimento per ragioni inerenti ai rapporti internazionali.
Fabrizio Cicchitto, deputato di Ap
È vero, onorevole Cicchitto. È in certo qual modo «straordinaria» la forza della ricostruzione di fatti e circostanze compiuta da un magistrato del calibro e dell’esperienza di Ilario Martella nella lettera-memoriale che ci ha inviato >>clicca qui<< e che in prima pagina abbiamo titolato «Martella: Vaticano vittima. Orlandi rapita dalla Stasi». Straordinaria perché lineare e documentata, come lei – da testimone del tempo qual è – ha immediatamente colto. E io a mia volta l’ho accolta sulle pagine di “Avvenire” proprio per questo, e perché frutto della onestà intellettuale e della civile protesta di coscienza del rigoroso e acuto inquirente che indagò sull’attentato a papa Giovanni Paolo II. Un uomo della legge e della giustizia che si ribella a quella che egli stesso vede, sente e definisce «barbarie mediatica» attorno al doloroso (e strettissimamente collegato) caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Una sofisticata manipolazione attraverso la quale – il dottor Martella ha portato in evidenza gli elementi che conducono a questa conclusione – si può arrivare persino a confondere alcune delle vittime (la Chiesa, guidata dal pericoloso «Papa polacco») con i carnefici (i servizi segreti del blocco sovietico). Confusione che è stata di nuovo alimentata a seguito di articoli e “anticipazioni” librarie di questi giorni. Purtroppo viviamo una stagione di pressappochismi interessati e maliziosi e l’assoluta ed eloquente pulizia della lettera-memoriale di Ilario Martella, che con lei – lettore attento – e me – direttore del giornale che l’ha ricevuta e pubblicata – ha colpito tantissimi altri lettori, risalta in modo, appunto, straordinario perché la ricostruzione che offre è invece basata su documenti autentici, su rigorosi riscontri, su precisi riferimenti a fatti e contesti. Lei, gentile onorevole, come e più di me sa quanto difficile sia diradare dopo oltre trent’anni ombre addensate da professionisti del depistaggio e della menzogna, ma il tempo è galantuomo. E io continuo a essere convinto che la verità storica sul caso in questione come su quello – che lei evoca rapidamente – del tentato omicidio di Enrico Berlinguer, per quanto «scomoda» possa essere, finirà per emergere con chiarezza grazie anche al gran lavoro che è stato svolto e resta a disposizione di chi vuole davvero vedere e capire da servitori della giustizia come il giudice Martella.