Ricordo di Mazzacurati. Carlo disse: sii gentile, sempre
Se penso al Cuamm, che come sapete invia medici nei Paesi più poveri del mondo a curare mali che altrimenti nessuno cura, penso alla scena-clou di un medico che era andato dove non c’erano ospedali, ambulatori volanti, niente: c’era un tendone, sotto il quale due-tre medici aspettavano i malati che arrivavano con i mezzi più disparati. Il medico di cui parlo fu chiamato a una capanna.
Arriva, entra. In fondo, su un letto sfatto, sta una bambina che strilla. Ha una forte emorragia, le hanno praticato l’infibulazione, soffre i dolori dell’inferno, non fa altro che piangere. Il medico entra, capisce tutto, per prima cosa le smorza il dolore, poi le cuce la ferita. Racconta: «La piccola mi stringeva una mano e continuava a ripetere: Oba, oba». Oba vuol dire 'papà'. La piccola aveva scelto colui che la salvava come nuovo padre.
Ecco cosa sono i medici del Cuamm: padri del mondo. In questo momento Mazzacurati sta nella sede del Cuamm e attende nella bara i saluti degli amici, perché ha capito, rispettato, ammirato, filmato (la regia era il suo mestiere) il lavoro dei medici. È giusto che il suo addio alla città e al mondo avvenga lì.
Leggo una frase di Mazzacurati, i giornali di qui rievocano tutto di lui, non so dove l’ha detta né perché, ma è bella, umana, cristiana. Dice così: «Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre». È un pensiero semplice e profondo nello stesso tempo. Dice che ognuno è uno, nessuno e centomila, ma non come pensava Pirandello (il suo è un testo ingenuo), ma come pensava Freud.
Noi vediamo uno, che non è mai quello vero. Dentro ce n’è un altro. Quest’altro è in guerra. Una guerra che subiamo e perdiamo. Siamo vittime. Tra vittime ci si compatisce. Perciò, consiglia Carlo, compatisci chi incontri. Non pretendere di capire prima quale guerra combatte, e se vince o se perde. Mazzacurati aveva un cancro da due anni. Non lo diceva in giro. Solo gli amici più stretti lo sapevano. Non voleva essere ammirato, ma amato. Senza che chi lo incontrava sapesse il suo terribile segreto. Amato, e basta.