Opinioni

Grave il rischio di decadenza. Ma non è questa la «politica» da insegnare ai giovani

Carlo Cardia sabato 21 agosto 2010
Ogni giorno che passa si diffonde l’impressione che stia maturando una crisi, quasi una decadenza, del governo della cosa pubblica, che genera sfiducia e smarrimento, che può investire le istituzioni, e allontana i giovani da un impegno che resta prezioso per il futuro del Paese. Non mi riferisco agli scandali veri o presunti che esplodono periodicamente a ritmo crescente, e colpiscono trasversalmente ora uno ora l’altro personaggio politico, senza alcuna distinzione. Anzi, proprio l’uso che si fa degli scandali, e un certo tipo di giornalismo, sono tra le cause di questa decadenza. Non so se tutti ne siano consapevoli, ma da almeno due anni (le radici sono più lontane) diversi quotidiani dedicano per settimane cinque, dieci, tredici pagine ossessivamente allo "scandalo del giorno". Si può immaginare l’effetto deprimente, avvilente, che ciò provoca sui lettori: alcuni possono veder soddisfatti i propri istinti meno elevati, ma poi tutti restano con un sapore amaro nell’animo.Qui, dunque, vorrei concentrarmi su altro. Sul fatto che la politica, e i suoi massimi protagonisti, senza eccezioni di schieramento, sembrano a volte abdicare a princìpi connaturati alla gestione della res pubblica, alla ricerca del bene comune, e preferiscono perseguire i propri obiettivi per vie traverse, cercando di sfruttare gli scandali, aspettando i passi falsi dell’antagonista, senza proporre al Paese idee e programmi veri, senza parlare ai giovani delle loro speranze e aspettative. È quasi palpabile la sensazione che partiti e gruppi politici, invece di elaborare strategie convincenti, vadano alla ricerca di alleanze improbabili, effimere, quasi naif, per raggiungere obiettivi contingenti, o per tentare il colpo grosso di vincere alle elezioni magari riuscendo a sfruttare qualche errore dell’avversario. Ma così si corre il rischio di scivolare verso l’«insignificanza» della politica, quando qualche suo protagonista sembra non credere neanche lui a ciò dice, alle strategie che propone, ritenendole talmente provvisorie da poterle cambiare o rovesciare il giorno dopo se la convenienza lo suggerisce. La politica cessa di essere l’arte del governo della società, dell’orientamento dei grandi movimenti popolari, e rischia di divenire il luogo del tatticismo più esasperato che però allontana chi ne nutre una concezione più nobile, e attira chi sa muoversi nelle cose piccole, fingendo che siano grandi. Credere che dopo anni di scandalismo si possa tornare alla nobiltà della politica è pura illusione, perché si sarà sedimentato un metodo cui non si rinuncerà facilmente.Un altro elemento che viene dimenticato è che la personalizzazione della politica viene spesso criticata, ma poi esercita una attrazione fatale su tutti, influenza trasversalmente partiti e organizzazione. Nascono mille fondazioni, in un proliferare che provoca quasi un simpatico disincanto, si esaltano le primarie senza pensare che possono costituire anche un formidabile veicolo di personalismi, all’improvviso personaggi più o meno importanti, con incerto seguito reale, si propongono di sostituire i capi dei maggiori partiti.Nulla di tutto ciò costituisce un peccato mortale, ma tutte insieme queste cose riflettono una crisi della politica che non ha la capacità di rigenerarsi e si avviluppa in continue contorsioni. Di questo passo, potrebbe arrivare un momento in cui la politica abbandonerà ogni idealità, divorerà se stessa, non avrà nulla da dire a chi vuole capire, scegliere, impegnarsi per qualcosa di grande, e sarebbe un brutto momento. Infine, una domanda che ci dovremmo porre tutti riguarda soprattutto i giovani. Quando per mesi, e anni, la vita pubblica è corrosa dalla contesa scandalistica qual è l’effetto che produce sulle nuove generazioni? I giovani non riusciranno a imparare neanche l’alfabeto più semplice della politica, non vedranno crescere dentro di sé il rispetto per le istituzioni, certamente non troveranno nella nostra storia le radici di un presente così povero e avvilente. Semplicemente si adageranno su ciò che vedono, si convinceranno che se domina una specie di guerra di tutti contro tutti è bene abituarsi alle sue leggi, che sono utili a destra, al centro e a sinistra. Il danno sarà a quel punto molto serio, e la decadenza si farà più acuta.Se, in tempo di vacanze, si riuscisse a riflettere sulle conseguenze più negative che i fatti di questi giorni possono provocare, ne deriverebbe un po’ di bene, per il domani ma anche per l’oggi.