Opinioni

Il direttore risponde. I carcerati di Makala con Francesco

Marco Tarquinio martedì 26 marzo 2013
​Caro direttore,
è domenica sera. Questa mattina ho celebrato la Messa con i prigionieri della prigione centrale di Makala, a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Ho dato loro la notizia che il Papa giovedì santo sarà al carcere minorile di Roma. Ci siamo commossi, insieme. La risposta di tante di queste persone carcerate è stata: lui sicuramente ci porta nel cuore. Il Papa continui a tenere viva la speranza e la gioia: non c’è niente di più bello che sentire Cristo solidale con noi, e trovarLo nelle persone che ce lo presentano. Papa Francesco, siamo tutti con te!
padre Fermo Bernasconi
Grazie, caro padre Bernasconi, per la commozione e la fiducia che ha fatto arrivare sino a noi dal carcere di Makala, il luogo forse più dolente di Kinshasa. Grazie per averci prestato – solo per un attimo, ma in modo indimenticabile – occhi, orecchi e cuore di nostri fratelli nella fede e nell’umanità che non è retorico definire "ultimi tra gli ultimi" e che, dunque, dovrebbero essere "primi" nella logica e nello sguardo dei cristiani e di ogni persona di buona volontà (una riflessione che sulle pagine di Avvenire non ci stanchiamo di proporre e che qui in Italia, visto e considerato lo stato di insopportabile inciviltà di troppe nostre prigioni, bisogna decidersi a fare con seria urgenza). Grazie, infine, per aver fatto risaltare in modo così semplice e vivido che cosa possono in questo nostro mondo i gesti e le parole del vescovo di Roma. Certo, sono gesti che tante altre persone consacrate a Dio compiono ogni giorno. E sono parole che testimoniano la stessa Parola che, davvero in ogni angolo della Terra, abita la vita e il servizio di vescovi, preti, religiosi e religiose. Eppure i gesti e parole del successore di Pietro hanno una forza del tutto speciale e rendono possibile quel miracolo di servizio a Dio e all’uomo che è la comunione ecclesiale. L’abbiamo sperimentato, in modo imprevisto e imprevedibile, nel pieno di questo Anno della fede, nello straordinario tempo che c’è toccato di vivere e che ha portato all’elezione di Papa Francesco. E ora la povera fiducia e la bellissima commozione dei carcerati congolesi alla notizia che, giovedì santo, Francesco celebrerà la «Messa nella cena del Signore» e compirà la lavanda dei piedi nel carcere minorile romano di Casal del Marmo confermano che il Papa riesce ad alimentare la speranza e la gioia anche quando pare impossibile, anche là dove sembrano regnare l’oscurità e la più dura fatica del vivere. E nello stesso tempo dice che il Papa, tenendo nel suo cuore le attese e le sofferenza di tutti e soprattutto dei più poveri, può far vedere al mondo ciò che il mondo non sempre è capace di vedere. E che può fargli capire ciò che se non sempre sa e vuole capire. È questo che tocca il cuore della gente e cambia la vita, poco a poco, inesorabilmente.