Il direttore risponde. «Case famiglia: per amore, non certo per soldi»
Ruggero Galdi Casa famiglia Betania
Mi auguro che gli autori del servizio giornalistico al quale lei, caro Galdi, fa riferimento, si sentano positivamente chiamati in causa e dopo aver interpellato giudici, avvocati e genitori delusi o arrabbiati, vengano a incontrare anche voi. Ovvero chi accoglie i bambini in difficoltà, e non per iniziativa propria, ma perché richiesto – ricordiamolo – dall’autorità giudiziaria. Mi rendo conto che, come per ogni altra realtà, anche in questo campo possono celarsi abusi, prevaricazioni, interessi evidenti o inconfessati; ma so che nella grande maggioranza dei casi, all’origine della disponibilità ad accogliere c’è una scelta autenticamente «vocazionale». L’impegno di gente «normale» che apre la propria casa a piccoli con disastrose esperienze familiari pregresse, in più di un caso portatori di handicap, al solo scopo di offrire loro il calore di una famiglia vera. Spesso si tratta di esperienze che si reggono grazie a una corposa (e fitta) rete di volontari che aiutano la famiglia ad assolvere al proprio impegno: da chi dà una mano per le faccende domestiche e per altri problemi quotidiani, a professionisti come medici, psicologi, fisioterapisti che offrono gratuitamente le loro competenze. Non credo che l’articolo di un settimanale autorevole, pur lanciato con grande risalto, vi penalizzerà davvero: caratteristica delle esperienze belle come la vostra sono la trasparenza e l’apertura nei confronti del proprio territorio di riferimento. La gente vi conosce e sa come operate: per questo vi stima e non vi farà mancare l’appoggio. Tuttavia è vero: un’informazione parziale può produrre danni in quei lettori che ignorano chi realmente siete, può generare un pregiudizio negativo e può persino impedire che scatti quella scintilla di simpatia e interesse che apre al «contagio». Sarebbe grave e, per quanto posso, vorrei contribuire a evitarlo. Per questo, invito chi legge queste righe e fosse ancora lambito da dubbi a toccare con mano. Guardate dentro alle realtà di case famiglia a voi prossime, chiedete in giro, andatele a scoprire: vi farà bene e forse in qualcuno scaturirà un desiderio di coinvolgimento. Un caro saluto, con tantissimi auguri e sincera ammirazione.