Il direttore risponde. Il senso del peccato che libera da quello di colpa
Michelangelo Nasca, Palermo
Lascio ai sociologi della religione analizzare e commentare l’andamento della pratica della Confessione, con i problemi di cui oggi risente. La sua riflessione, caro Nasca, della quale condivido l’auspicio fondamentale, mi offre però lo spunto per richiamare la preziosa riflessione sull’argomento svolta dal Papa poco più di un anno fa, nel discorso rivolto ai partecipanti al corso annuale promosso dalla Penitenzieria Apostolica (il 7 marzo 2008). Innanzitutto la sottolineatura della necessità di «formare rettamente la coscienza dei credenti perché (...) nella misura in cui si perde il senso del peccato, aumentano purtroppo i sensi di colpa, che si vorrebbero eliminare con insufficienti rimedi palliativi». Ciascuno può verificare la profonda verità di questa constatazione del Pontefice. Il preteso «superamento» del senso del peccato ha come corrispettivo un dilagare delle patologie psicologiche che talvolta approdano a esiti tragici. Il senso autentico del peccato, lungi dallo sprofondare nel buio interiore, nell’affanno angoscioso va di pari passo con la certezza della misericordia divina. Sottolineava il Papa: «Qualsiasi peccato si sia commesso, se lo si riconosce umilmente e ci si accosta fiduciosi al sacerdote confessore, si sperimenta sempre la gioia pacificatrice del perdono di Dio». Ma va altresì ricordato che il sacramento non cancella solo i peccati, ma è orientato a plasmare al bene la vita e il Papa segnala infatti «il legame stretto che esiste tra il sacramento della Riconciliazione e un’esistenza orientata decisamente alla conversione. Occorre che tra la pratica del sacramento della Confessione e una vita tesa a seguire sinceramente il Cristo si instauri una sorta di “circolo virtuoso” inarrestabile, nel quale la grazia del Sacramento sostenga ed alimenti l’impegno ad essere fedeli discepoli del Signore». Ecco che la distensione delle giornate di ferie, per molti ancora in corso, possono essere l’occasione propizia per riconsiderare anche l’atteggiamento verso questo sacramento.