Cancellare dai muri segni e messaggi d'odio antisemita Inciderli in coscienza
Gentile direttore,
le scrivo a proposito dei casi di antisemitismo e razzismo di Mondovì e Rezzato: oltre ai lodevoli interventi di associazioni, singole persone e personalità, suggerirei per entrambi i casi di non cancellare le scritte – «Qui vive un ebreo», e la svastica – ma di lasciarle a perpetua memoria della stupida malvagità di pochi, incentivata da politici irresponsabili.
Capisco la sua intenzione e l’apprezzo, gentile signor Vitali. Ma per quel che vale la penso diversamente: quelle parole d’odio e di disprezzo, quei simboli stravolti nel loro significato e divenuti marchio di una disumana ferocia, vanno sistematicamente cancellati dai muri delle città. La memoria che lei giustamente invoca va invece coltivata continuando a incidere nella coscienza nostra e dei più giovani il senso di quella «malvagità», che pochi follemente ancora venerano e che, purtroppo è vero, trova ambigua o arrogante rivalutazione nell’irresponsabilità propagandistica di alcuni politici e intellettuali. Non resisteremo mai abbastanza a queste cicliche derive...