Il direttore risponde. Campidoglio, la chiarezza fa bene
Caro direttore,
il rispetto maggiore all’appello delle associazioni di ispirazione cattolica pubblicato domenica scorsa su "Avvenire" consiste, a mio parere, principalmente nel non strumentalizzarne le istanze e nel non brandire come una clava ideologica gli importanti temi posti. Attenzione e atteggiamento che è mancato completamente al centrodestra e che mi porta, con il dovuto rispetto, da amministratore locale della Capitale rieletto pochi giorni fa, a entrare nella discussione. I miei ideali e la mia storia personale mi hanno portato in questi anni a confrontarmi molto spesso con il variegato mondo dell’associazionismo cattolico, anche con esperienze che non trovo in calce all’appello, ma il cui lavoro non credo sia per questo meno degno di attenzione. Non voglio eludere le domande poste, alle quali Ignazio Marino sta rispondendo in queste ore. Lancio però anche io un allarme: attenzione alle strumentalizzazioni. Le importanti questioni poste, per quanto non di preminente competenza amministrativa, rischiano di essere utilizzate come comoda foglia di fico per coprire la completa mancanza di politiche e azioni concrete indirizzate al rispetto per la vita fatta dall’amministrazione Alemanno. Senza scomodare il Vangelo o la Dottrina sociale della Chiesa, questa attenzione non può che partire dall’opzione prioritaria verso gli ultimi, verso le povertà e le marginalità sempre più presenti in città – temi che nell’appello sono completamente omessi – verso il rispetto di quell’etica pubblica, condizione preliminare per qualsiasi discorso sulla morale di portata più generale. Ripetute indagini per corruzione; abbassamento della qualità e della quantità dei servizi relativi agli asili (con bandi pubblici al limite della legalità puntualmente impugnati dal Tar) e degli interventi sulle tossicodipendenze; un "piano nomadi" che ha disintegrato faticosi percorsi di integrazione dei rom (molti dei quali costruiti negli anni da importanti associazioni cattoliche, sia detto per inciso, stranamente assenti nell’appello); inerzia totale nel rispondere alle istanze poste dalla società civile su temi come la cittadinanza ai minori stranieri (che il cardinal Bagnasco ha definito pochi giorni fa «diritto umano») o la delibera sulla donazione d’organi nella carta di identità (quella sì, tutela della vita nei fatti). Sono solo alcune delle cose che l’amministrazione Alemanno non ha fatto a tutela dei cittadini e delle famiglie romane (quelle reali, non quelle "di principio").
Invece di interrogarsi sulle azioni concrete, la triste corsa alla strumentalizzazione dell’appello fatta da esponenti del centrodestra va proprio in direzione esatta e contraria alla difesa dei valori cristiani. Attenzione, di questo passo il risultato che si ottiene è completamente opposto, ovvero quello di ingabbiare (o di farsi ingabbiare) all’interno di recinti ideologici e identitari che non possono essere propri di chi è chiamato ad avere quella libertà che sola consente di essere "lievito per il mondo". Nel momento di profonda crisi spirituale, umana ed economica che stiamo attraversando, il mondo cattolico può offrire gli stimoli per porre un solido argine alla parcellizzazione della comunità cittadina, grazie anche a una Chiesa che sta aiutando la società a ritrovare la giusta direzione concentrando la propria attenzione e la propria missione verso chi resta più indietro. Perdere questo dono particolare ed universale che la città di Roma possiede, è un errore che non possiamo permetterci.
Paolo Masini, consigliere di Roma Capitale