Opinioni

Nella Giornata per la salvaguardia del Creato/1. Quei camorristi in vacanza lontano dai «loro» rifiuti

Antonio Maria Mira sabato 1 settembre 2012
La procura partenopea denuncia che il mare di Napoli non è balneabile. A Terracina viene ucciso un boss della camorra in vacanza. A Sperlonga viene catturato un altro boss, latitante, ma anche lui a spassarsela in spiaggia. Tre notizie apparentemente scollegate. Apparentemente... I due camorristi venivano da Napoli e Giugliano, città di mare. Ma il mare delle vacanze se lo sono andato a cercare fuori regione, sulla bellissima costiera nel Sud Lazio. Bellissima e... pulita. Si dirà che tutti vanno in vacanza lontano da casa. E cercano luoghi belli. Verissimo. Ma a parte il fatto che molti non se lo possono permettere (e da questo punto di vista i camorristi non hanno certo problemi), sono pochi quelli che fuggono dai propri disastri ambientali. Già, perché quel mare "non balneabile" ha tra i maggiori responsabili proprio gli affari e gli interessi criminali. Gaetano Marino, ucciso sulla spiaggia di Terracina, veniva da Secondigliano, periferia di Napoli, nel pieno della "terra dei fuochi", terra di ricchi affari di droga e di terribile degrado ambientale. Terra di affari di rifiuti, ovviamente gestiti o tollerati dalle cosche. Tanto poi "loro" in vacanza vanno dove il mare è pulito, mentre al "popolo inquinato" restano le acque non balneabili del Napoletano. Biagio Micillo veniva da Giugliano, città di 120mila abitanti a Nord di Napoli. Terra dei fuochi, "triangolo dei veleni", area piena di discariche ufficiali (ma gestite anche in modo delinquenziale) e abusive, comunque affare camorrista. Clan Mallardo, quello di Micillo, specializzato in edilizia (abusiva e no). Colate di cemento, scarichi selvaggi, discariche e roghi quotidiani. Tanto poi "loro" in vacanza vanno dove il mare è pulito.Il collegamento tra le tre notizie è proprio qui. La camorra, le mafie sono sempre degrado, morte... per gli altri. Con le mafie si vive male, tra disastri e dissesti ambientali. Le mafie, e soprattutto la camorra che ha inventato le ecomafie, saccheggiano il territorio. I camorristi vivono nelle loro pacchiane ville bunker o negli appartamenti lussuosi assediati dal degrado da loro stessi provocato. Aria condizionata e idromassaggi, mentre fuori la gente si ammala e muore di inquinamento e di affari mafiosi. Bisogna dirlo con forza, persino urlarlo. Il degrado ambientale è figlio degli affari dei clan che quei territori controllano (ma non difendono...) e di chi, nelle amministrazioni pubbliche, glielo consente. Mafia è contro l’ambiente, contro la vita, contro la bellezza. Ce lo ricordano con chiarezza i nostri vescovi nel Messaggio per la VII Giornata per la salvaguardia del creato di oggi, 1° settembre, intitolato «Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra». I vescovi denunciano i «tristi scempi dell’ambiente naturale, provocati dal peccato degli uomini, evidente soprattutto nelle azioni della criminalità mafiosa». Ricordando che «vi sono aree nelle quali purtroppo la gestione dei rifiuti e delle sostanze nocive sembra avvenire nel più totale spregio della legalità, avvelenando la terra, l’aria e le falde acquifere e ponendo una grave ipoteca sulla vita di chi oggi vi abita e delle future generazioni». Proprio la terra da cui "fuggono" i camorristi in vacanza, terra di roghi e di veleni. Vacanze drammaticamente finite per loro, a colpi di calibro 9 o di manette scattate. Ma non è finito il loro peccato contro la terra e contro l’uomo. Si alzi davvero allora quell’urlo ferito eppure sensato, perché, affermano i vescovi, «accanto all’annuncio è necessaria anche la denuncia di ciò che viola per avidità la sacralità della vita e il dono della terra». Questo gridano con civile passione gli abitanti della "terra dei fuochi" ai quali Avvenire ha dato voce. Non siano voci isolate. Sì, davvero le mafie sono contro la vita e bellezza.