Il ministro. Cambiare le regole del voto per dare vita a un’altra politica
Federico D'Incà
Gentile direttore,
vista l’attenzione che 'Avvenire' da sempre riserva al dibattito sulle riforme e al corretto dialogo tra tutte le forze dell’arco parlamentare, con l’occasione della presentazione del testo sulla legge elettorale, le scrivo per illustrare i passaggi che hanno portato a questo risultato e per parlare dei prossimi appuntamenti che riguarderanno il cammino delle riforme. Nella fase di formazione del secondo Governo Conte, la maggioranza si era impegnata a raggiungere quattro obiettivi. In primo luogo, quello di presentare un progetto di legge costituzionale per accompagnare la riduzione del numero dei parlamentari entro ottobre.
Impegno che abbiamo rispettato presentando due disegni di legge distinti: uno per consentire ai giovani tra i 18 e i 25 anni di votare per eleggere i senatori (con conseguente abbassamento a un’età inferiore ai 40 anni per candidarsi); l’altro per modificare la base regionale di elezione del Senato e per ridurre a due i delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il secondo impegno, che doveva essere portato a termine col nuovo anno, è stato mantenuto con la presentazione della proposta di riforma della legge elettorale, che vuole guidare il Paese verso un equilibrato sistema di impianto proporzionale. I sistemi maggioritari sperimentati negli ultimi 25 anni non hanno favorito, come veniva promesso, stabilità e governabilità. Hanno invece prodotto un avvelenamento della vita politica e del suo linguaggio.
Da un lato, si sono formate coalizioni molto disomogenee e litigiose, incapaci di prendere decisioni sorrette dal consenso dei cittadini e destinate a sciogliersi a seguito di manovre di Palazzo. Dall’altro lato, alla ricerca del singolo voto che potesse far scattare il premio di maggioranza, le forze politiche hanno esasperato i rapporti reciproci, demonizzandosi a vicenda. L’adozione del sistema proporzionale è sempre stato un obiettivo del Movimento 5 Stelle: ci siamo opposti a tutte le proposte elettorali di segno maggioritario (Porcellum, Italicum, Rosatellum), mentre abbiamo sempre appoggiato i tentativi delle altre forze politiche di approdare a un sistema proporzionale, come l’introduzione del sistema di tipo tedesco che era stato proposto dal centrosinistra.
Non si può proprio dire, dunque, che la proposta presentata in questi giorni sia collegata a elementi contingenti o di convenienza. L’importanza del sistema proporzionale è dirimente perché miriamo a una modifica profonda delle relazioni tra le forze politiche. Vogliamo uscire dal binomio che vede opposte le categorie prepolitiche 'amico-nemico', per passare, invece, alle più giuste categorie 'alleato-avversario'. Il sistema proporzionale ci restituirà un dibattito politico più concentrato sui temi e un dialogo volto a trovare soluzioni ai problemi della comunità, rivolgendoci non più alla pancia, ma alla testa dei cittadini. Del resto, il periodo di maggiore sviluppo economico, civile e sociale del Paese – gli anni Cinquanta e Sessanta – è caratterizzato dalla presenza, sul piano politico, di un sistema di stampo proporzionale.
Per evitare la frammentazione delle forze politiche, la proposta messa in campo in questi giorni stabilisce un’adeguata soglia di sbarramento, il 5%, ma consente a chi resta sotto tale soglia di ottenere dei seggi, così da assicurare al contempo rappresentatività e capacità decisionale. Finora, dunque, il programma della maggioranza in materia di riforme risulta rispettato con serietà e puntualmente implementato. Con questo stesso spirito di paziente dialogo tra le forze di maggioranza e di generosa interlocuzione con quelle di opposizione, occorre procedere con gli altri punti che sono già stati indicati.
Da un lato occorre aggiornare il testo costituzionale in riferimento alla tutela dell’ambiente, che è la sfida più grande che abbiamo di fronte a noi a partire dall’emergenza climatica, con lo scopo di avere una cornice adeguata nella quale inserire le politiche di sviluppo sostenibile. Dall’altro lato, occorre completare le riforme volte a garantire che il nostro sistema democratico funzioni in modo più soddisfacente per i cittadini, incrementando le possibilità di partecipazione politica alle decisioni collettive e dando maggiore centralità al Parlamento, con la riduzione del ricorso alla decretazione d’urgenza e alle questioni di fiducia che strozzano il dibattito parlamentare. Dobbiamo intervenire, in modo particolare, sui Regolamenti parlamentari, che debbono essere aggiornati in vista della riduzione del numero dei deputati e dei senatori. Insomma, il lavoro in materia di riforme istituzionali procede, testimoniando un ritrovato senso di serietà della politica.
Molto è stato fatto e molto resta da fare. Avviate le modifiche costituzionali di riduzione del numero dei parlamentari, le riforme conseguenti, tra cui l’allargamento dei diritti politici ai più giovani (in relazione al Senato), e la riforma elettorale, il mio impegno prosegue affinché la maggioranza possa raggiungere gli altri obiettivi che ci siamo prefissi, assicurando al Paese una visione di lungo periodo: più ambiente, più partecipazione dei cittadini, maggiore centralità del Parlamento.
Ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme