Opinioni

Società & viaggi. C'è voglia di turismo sostenibile ma vince ancora quello di massa

Gianluca Schinaia mercoledì 22 giugno 2022

Nel mondo si muove per piacere oltre 1 miliardo di persone l’anno. Erano qualche milione 70 anni fa

Clima estivo, tempo di ferie: voglia di partire. Ma non a qualsiasi costo: oltre alla convenienza economica, per circa il 90% degli italiani la sostenibilità è diventato un parametro molto importante per scegliere le proprie vacanze. Certo, l’aspirazione ideale si scontra con tre ostacoli reali: il prezzo, la modalità di viaggio e la durata della trasferta. E con le contraddizioni ambientali indotte dall’impatto di 1 miliardo e mezzo di persone in giro ogni anno per viaggi di piacere. In ogni caso, ecco la fotografia di come le considerazioni socio-culturali ed ecologiche siano diventate parte delle valutazioni del turista italiano.

Secondo una recente indagine di Booking.com, realizzata su un campione di oltre 30.000 italiani alla ricerca di vacanze, l’impatto ambientale dei viaggi sembra essere diventato una priorità: per circa il 93% degli intervistati è importante viaggiare in modo sostenibile. Dall’aspirazione alla scelta, dato che circa un quarto degli italiani intende visitare una meta più vicina a casa per ridurre le proprie emissioni di carbonio. Da dove nasce questa nuova coscienza? Oltre la maggioranza afferma di essere stata influenzata dalle notizie sui cambiamenti climatici. Anche per questo gli italiani sembrano attenti a preferire strutture ricettive e fornitori di trasporti che adottino scelte a basso impatto ambientale.

Fino a qui, un quadro brillante: italiani brava gente e turisti coscienziosi. Sicuramente un pregio altrettanto noto è un innato pragmatismo che su questo tema è riflesso dai risultati di un’altra rilevazione sul rapporto tra italiani e turismo sostenibile. Nel sondaggio, realizzato da YouGov per conto della piattaforma di viaggi Omio, gli intervistati hanno inquadrato i tre ostacoli principali all’adozione di una scelta di viaggio eco-compatibile: il costo, la modalità e la durata dell’esperienza. Il primo limite è proprio di tanti elementi che riguardano la sostenibilità: un prezzo elevato, che rende le scelte eco-friendly un’opzione di nicchia. Il 41% degli intervistati vorrebbe infatti avere a disposizione alternative di viaggio sostenibili più economiche. È una delle storture più grandi della green economy: un costo troppo alto per piccole transizioni ecologiche a livello individuale. In secondo luogo, le opzioni di viaggi sostenibili sono ancora poco note: secondo il sondaggio, il 35% degli intervistati ha dichiarato una mancanza di informazioni sulle alternative di questo tipo. Infine, un limite del nostro modo di viaggiare intacca la possibilità di scegliere i mezzi di trasporto più ecologici: la velocità. Opzioni di trasporto a basso impatto ambientale come l’autobus e il treno sono mezzi troppo lenti e meno flessibili di un’automobile, secondo un terzo degli intervistati. Ma anche il sondaggio di Yougov conferma il trend visto nella ricerca citata all’inizio: dove possibile, gli italiani cercano di ridurre il proprio impatto ambientale anche quando viaggiano per piacere. Così, ad esempio, si scopre che quasi uno su quattro tra gli intervistati cerca soluzioni sostenibili per alloggiare e che oltre un terzo sceglie di consumare quanto più possibile prodotti locali e a chilometro zero.

Un altro dato, tratto dalla ricerca di Booking, mette in luce un aspetto di grande consapevolezza degli italiani sull’impatto delle proprie vacanze: il 30% degli intervistati intende viaggiare in bassa stagione per scongiurare il turismo di massa. Certo concorreranno i prezzi migliori e la migliore fruibilità dei luoghi da visitare, ma c’è anche una coscienza maggiore dell’impatto ambientale sulle grandi mete turistiche.

Nel 2016 Rafat Ali, Ceo della piattaforma di viaggi Skift, usò per la prima volta la parola “ overturism”. Entrata ufficialmente nei dizionari anglosassoni nel 2018, si definisce come un “potenziale pericolo per le destinazioni popolari in tutto il mondo, poiché le forze dinamiche che alimentano il turismo spesso infliggono conseguenze negative inevitabili se non vengono gestite bene”. Attenzione: l’esplosione del turismo di massa vista nell’ultimo secolo ha portato grandi benefici economici alle economie locali dei paesi ospitanti. È servita a dare respiro a molte micro attività, creare connessioni culturali, avvicinare popoli lontani, sviluppare piccoli e grandi centri in tutto il Pianeta. Fino a prima della crisi pandemica, il turismo impiegava oltre 300 milioni di persone nel mondo e componeva circa il 10% del Pil globale. Il problema è stato il tasso di crescita. Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, il turismo di massa era misurabile in qualche milione di persone, agli inizi degli anni Duemila si computava in circa 600 milioni: adesso sono oltre 1,4 miliardi gli esseri umani che ogni anno viaggiano per turismo e si stima cresceranno ad 1,8 entro il 2030. Si viaggia sempre di più grazie alle opzioni low cost: dai trasporti agli alloggi. Viaggiano molto i giovani: Millennials e ragazzi della generazione Z sono disposti a sacrificare molti acquisti di beni di consumo pur di visitare il mondo. È chiaro che la crescita economica di quelli che un tempo erano paesi in via di sviluppo ha molto contribuito. All’inizio del Duemila, ad esempio, i cinesi che annualmente viaggiavano per turismo erano circa 10 milioni: nel 2018 il numero era schizzato a 150. Sono loro che spendono di più ogni anno nelle esperienze turistiche (circa 280 miliardi di dollari), seguiti dall’insieme di tedeschi, francesi e britannici (220) e statunitensi (144): gli italiani sono al decimo posto, con circa 10 miliardi. Il costo ambientale di questo giro d’affari è che il comparto turistico rappresenta circa l’8% delle emissioni globali di gas serra, con i trasporti, lo shopping e il cibo a costituire i contributi più importanti. E senza considerare lo stress idrico a carico dei luoghi turistici più gettonati.

Così molte grandi attrazioni turistiche sono corse ai ripari. Emblematico il caso di Venezia, dove dal 2021 le grandi navi non possono più raggiungere gli approdi più immaginifici della “Serenissima”. E per i turisti che sporcano, o saltano nei canali, sono previste multe da 25 a 500 euro. Ad Amsterdam sono state imposte limitazioni alla creazione di nuovi hotel in prossimità della Damrak. Nell’isola di Hvar, in Croazia, tre anni fa sono state introdotte sanzioni fino a 700 euro per chi beve in pubblico, in modo da scoraggiare la presenza di turisti ubriachi.

A volte, infatti, a parte l’impatto ambientale sorge una sorta di arroganza colonialista nel turista moderno: una mancanza di rispetto, dettata da un inconscio senso di impunità corrispondente al peso del portafoglio. Anche il rispetto per la cultura che si visita è un tema di sostenibilità: sociale, in questo caso, ma che inevitabilmente tocca anche quella ambientale quando l’arroganza diventa inciviltà.

L’Associazione italiana turismo responsabile ha stilato un vademecum per ottimizzare il proprio impatto turistico. Ad esempio, è utile consumare cibi locali, rispettare il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, evitare sprechi di energia e acqua (come il climatizzatore inutilmente in funzione), o muoversi a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Utile anche scegliere un alloggio non lontano dal luogo che si intende visitare - in modo da limitare gli spostamenti - oppure preferire strutture ricettive eco-friendly e rispettare le specie in via d’estinzione. Infine, secondo Booking.com, il 74% dei viaggiatori italiani (il 59% nel mondo) vorrebbe lasciare i luoghi che visita perfino migliori di quando vi è arrivato. È la parafrasi di una massima di Baden Powell, fondatore dello scoutismo. Farlo, dipende da una sana dose di educazione e rispetto. Così, anche viaggiando, potremo lasciare “il mondo un posto migliore di come l’abbiamo trovato”.