Opinioni

Idee. La mentalità che banalizza la vita ci sfida a testimoniare la sua bellezza

Maurizio Patriciello giovedì 19 settembre 2024

È stata definita “la villetta degli orrori”. Chiara, una studentessa, appena ventenne della provincia di Parma, ha partorito due bambini, uccidendoli dopo la nascita e occultandone i corpicini nel giardino. Ancora una volta arrivano le più disparate sentenze. Ancora una volta gli stati d’animo vanno da un eccesso all’altro. C’è chi inorridisce e chiede pene severissime e chi, invece, è portato a comprendere e provare a giustificare. E chi, ancora, soprattutto sui social, parte con una sfilza di commenti impronunciabili. Più un bisogno di sfogare la propria rabbia che contributi per raggiungere qualche risultato. Il vero problema è che poi dimentichiamo presto, lasciando a pochi volenterosi il peso della continuità.

Torniamo a noi. Questa giovane donna è un mostro? No, assolutamente. La responsabilità dell’accaduto ricade tutta e solo su di lei? Non lo penso affatto. Da almeno due secoli diciamo e insegniamo che la cultura che respiriamo ci forgia, ci forma. Al di là, quindi, dei talenti, dell’intelligenza, della volontà di ognuno, siamo tutti d’accordo nell’affermare che siamo anche figli del nostro tempo. Un tempo che abbiamo sotto gli occhi. Nessuna nostalgia del passato, per carità. I nostri antenati erano anch’essi figli del loro tempo. Mettiamo ancora le mani avanti: nessun relativismo. Andiamo con ordine. Chiara viene al mondo dopo l’anno duemila. Da più di quarant’anni gli italiani hanno voluto e ottenuto una legge che permetta l’aborto, aiuti le gestanti, ne affronti le spese ospedaliere. Il discorso è serio. Quando si tratta della vita umana, il discorso è sempre spietatamente serio. La stessa legge, però, prevede il dovere, da parte dello Stato, di capire le motivazioni profonde che spingono una donna a compiere quel passo drammatico e devastante e fare di tutto per andarle incontro e sostenerla. Questo momento, diciamo preventivo, in Italia è stato poco o niente osservato, riducendosi a una pura formalità.

Lo Stato è laico, si dice. E noi italiani – credenti, agnostici, atei – siamo fieri di vivere in uno stato laico. Laico è l’esatto contrario di laicista. Laico vuol dire aperto, disponibile all’ascolto, pronto a ricevere e valutare obiezioni, consigli, proposte, da qualsiasi parte giungano. Laico è colui che non rinnega la ragione e nemmeno la storia, che non sente il bisogno di affermare con la forza le proprie idee, non crede che il mondo sia nato con lui. Laico è sinonimo di maturità, di serietà, di nobiltà. Il laico ateo s’inchina davanti alla fede del laico credente. Non la mortifica, non tenta di ridicolizzarla. A sua volta il credente rispetta e valorizza tutto ciò che di buono viene dal mondo di chi pensa che le stelle si siano accese da sole. Quel che è mancato in tutti questi anni è stato lo sforzo e la volontà per costruire – o, almeno, per non far morire – una cultura della vita.

Ce ne accorgiamo ogni giorno. I coltelli a portata di mano dei giovanissimi fanno paura. Basta un’occhiata di troppo, una parola fuori luogo, una fidanzata contesa, ed ecco spuntare dalla tasca di qualcuno una lama affilata. Ragazzini pronti a ferire o uccidere – con quel che ne consegue – per stupidi motivi, ma, soprattutto, per incapacità a comprendere il dono immenso della vita propria e quella altrui. Perché la vita, sì, è un dono immenso. Noi adulti abbiamo qualche colpa? Ritornando alla “villetta degli orrori”, mi domando: che cosa mi fa orrore? L’uccisione del neonato? La non osservanza della legge? Il luogo della sepoltura?. Tralasciando il cimitero improvvisato – dal momento che tante urne con le ceneri dei defunti sono custodite in case private – e anche la non osservanza della legge – per la quale siamo poco avvezzi a scandalizzarci –, non resta che l’uccisione del neonato. Abbiamo ragione, ma, per favore, fermiamoci e troviamo il coraggio di andare fino in fondo. Piangere la vita strappata a due innocentissimi bambini ci fa onore. Ci rende umani.

Chi siamo noi per sopprimere la vita altrui? Chi sono certi potenti di questo mondo per decretare lo sterminio di interi popoli? Mi chiedo, ancora: quanto ha pesato sulla decisione scellerata di Chiara la cultura dell’aborto a oltranza? La vita è bella, unica, irripetibile, fragile e breve. Dal grembo alla vecchiaia. Nei giorni scorsi un bambino destinato a non nascere ha visto la luce grazie all’aiuto della nostra parrocchia a Caivano. Un batuffolo che vale più dei cento miliardi di galassie messi insieme. Non stanchiamoci di testimoniarlo alle giovani generazioni. Con le parole e con le opere.