Notre-Dame. C'è un segno a Parigi che parla dell'invisibile (a chi lo cerca)
Un segno. Dal 1160, poi ampliata fino al 1345 e rimessa in sesto molte volte. Fino all’incendio oscuro e ora al ripristino e alla inaugurazione. Con i capi del mondo. Una chiesa. Alla Nostra Dama. Tutti, che lo pensino o no, sono lì per una ragazza che viveva a Nazareth. Loro Dama, nostra Dama. Maria. Il suo segno nel cuore di una Francia post-cristiana. Di una Europa post-cristiana. Francia ed Europa da tempo, come suggeriva il poeta Péguy, cercano di dimostrare che non c’è bisogno di Cristo e del Cristianesimo. Peccato che spesso ne rimpiangano i frutti. Quelli della pietà, dell’attenzione all’altro, del perdono, della dignità per tutti. Ma non si gode dei frutti se si sega il ramo, diceva un altro poeta, T.S. Eliot. E dunque in un’Europa in guerra, preda di convulsioni esistenziali, di sterilità, di totalitarismi soft che impongono dall’alto parole e atteggiamenti, questo segno cristiano viene onorato, ma quanto davvero compreso? Solo un bel monumento? Così pare, nella retorica della “grandeur” francese che accompagna l’evento della riapertura. Eppure quella è veramente, evidentemente, “maledettamente” una chiesa. Un segno della fede di chi la costruì e desiderò come onore a quella ragazza, eletta Nostra Dama, anche in mezzo a difficoltà e a povertà oggi inimmaginabili. Desiderò il segno. Il luogo del sacramento.
La onoreranno tantissimi tra i potenti e gli impotenti del mondo (secondo una logica che spesso scambia i primi coi secondi) e tanti la ammireranno. Cosa sentiranno in cuore? Cosa sentiranno i grandi, si sentiranno piccoli? E cosa le migliaia di persone comuni, con dolori e problemi comuni? Penseranno che un Dio li ha amati in modo non comune? O sentiranno comunque qualcosa di confuso in cuore, qualcosa di smisurato che sfugge alla tirannia dell’epoca dei figli di N.N. di numero e narciso? Non più sentendosi figli di Dio ma solo di N.N. molti alzeranno ugualmente gli occhi a questo segno, che indica la Nostra Dama, e in lei il mistero della Incarnazione di Dio, forse senza capirne nulla, ma con un tremore, un sospetto, una vaga ombra di anima che mormora, e che forse confusamente prega?
Gli uomini hanno sempre creato segni visibili per conoscere l’Invisibile. E le cose più importanti della vita (l’amore, il dolore, l’amicizia...) non si vedono, ma se ne vedono i segni. I miei figli non vedranno mai direttamente il mio amore, lo conosceranno attraverso i poveri segni che dono a loro. Le testimonianze parlano dell’Invisibile. Il segno intitolato alla Nostra Dama è stato voluto da uomini carnali e peccatori, ma che avevano deciso di avere sotto gli occhi un segno eloquente e bello dell’Invisibile. Un segno dell’amore più misterioso della storia. Ed è ancora lì, ancora testimonia, ancora parla, e indica quell’amore. E lo accoglie. Chiunque entrerà sotto le sue volte, potente o impotente del mondo, ricco o povero, uomo o donna, contento o rattristato, avvertirà che quel segno eccezionale gli parla di qualcosa di eccezionale. Qualcosa che molti di coloro che la ammireranno forse non sapranno decifrare. O che hanno dimenticato, o che gli hanno rubato dalla mente i molti maghi velenosi che oggi ci incantano dicendo “a me gli occhi”. Ma in molti sentiranno comunque uno strano richiamo nell’anima, forse una nostalgia, o una confusa aspirazione. Un respiro. Una antica e nuova inspirazione. I segni sono il modo in cui conosciamo le cose più importanti della vita. Ma siamo esseri liberi, e i segni non impongono il loro significato, come se fossimo macchine che registrano passivamente dati. No, i segni indicano, suggeriscono. Sono discreti, anche quando sono maestosi come questo. Attendono i cuori. Non si impongono per forza, attendono i passi liberi. Sono rispettosi, anche nel loro splendore.
Il segno è donato nuovamente a Parigi, alla Francia, a tutti. Come domanda, e memoria e invito. Segno del passato ma anche per il futuro. Potrebbe sopravvivere l’Europa senza la Nostra Dama? Senza il suo misterioso amore?