Smemoratezze, leggerezze e populismi. Bye bye, Europa? Dipende da noi
Caro direttore,
Tim Hunt è premio Nobel per la medicina. Nel riceverlo, si è espresso in maniera "sessista" verso collaboratori donna. In maniera ironica o seria non so, ma sicuramente inappropriata. La Royal UK Society ha preso le distanze, l’University College di Londra ha comunicato le dimissioni del suo illustre membro da professore onorario in Scienze della vita. Siamo in un mondo in cui l’uguaglianza uomo-donna nel lavoro è lontana, anche in democrazie avanzate.
Cresce la sensibilità animalista nel nostro mondo. A Roma, qualche anno fa, Monica Cirinnà – allora attivo membro al Comune di Roma e oggi senatrice, prima firma e relatrice del disegno di legge sulle unioni civili – ha ottenuto che «unità veterinarie» siano tra le presenze necessarie in sfratti o sgomberi, perché a ogni animale va garantita una soluzione alternativa dignitosa, per prevenire randagismo e violazione dei diritti. Non altrettanto vale per gli anziani sfrattati, per chi diventa homeless, per i rom. Insomma, per gli umani.
Cambia, nel tempo, la sensibilità. Sui migranti diventa insistente e aggressivo un pezzo di Europa che incoraggia chiusura. Chiusura vuole dire morte dall’altra parte. Vuole dire non assunzione di responsabilità rispetto a disastri, guerre, destabilizzazioni, cambiamenti di confini, svolte epocali cui l’Europa non è estranea, e sicuramente non solo dirimpettaia. Vuol dire fare un errore epocale, chiamando "emergenza" un portato strutturale e di lungo periodo del nostro tempo: le migrazioni, di varia natura. E sulla creazione di procedure di "emergenza permanente" è nato – per fare un esempio – il sistema di corruzione pervasivo del "mondo di mezzo", si innestano problemi nazionali, legati a tutto il sistema migranti (dopo i rifiuti, e prima di altri settori).
Già, ma se si immagina che le migrazioni siano un fatto occasionale ed emergenziale e non una trasformazione epocale del nostro mondo, tutte le risposte saranno sempre affannate e sbagliate.
Il lepen-ismo francese, l’orban-ismo ungherese, il legapound-ismo italiano (e altri imitatori) stanno creando l’internazionale populista. Che poi il muro a Ventimiglia, sponsorizzato da un sentimento lepenista cui non resiste nemmeno il socialista Hollande, venga condiviso da Matteo Salvini fa parte dell’ironia della vita e dell’imbarbarimento della politica: quel muro, infatti, vuol dire che gli immigrati devono restare in Italia. Questa la "nuova politica", fluida: la stupidaggine di oggi cancella quella di ieri, e sarà contraddetta domani. Memoria corta. Nessuna necessità di dimostrare quello che si dice come vero.
Il punto è qui. Un milione di profughi siriani in Libano, quasi due in Giordania, ma è come se in Italia fossero arrivati 20 milioni di siriani in tre anni e 40 milioni in Europa. Invece, i siriani arrivati e rimasti in Europa sono non più 50 mila. L’Europa non può resistere a lungo, rimanere credibile, senza una risposta diversa. Permessi umanitari temporanei. Piano speciale per i siriani, e gli altri popoli piagati dalla guerra. Ricerca e salvataggio in mare.
Contrasto del traffico umano. Grande iniziativa diplomatica e politica globale, con tutti i soggetti coinvolti, dal Golfo agli Usa all’Iran, per contribuire a segnare la nuova linea di equilibrio con i Paesi arabi e mediterranei per svuotare Daesh-Is. Fine dello scontro sciiti-sunniti (di cui facciamo tutti le spese). Domande di asilo ricevibili nei Paesi di transito prima di toccare il territorio europeo, viaggi sicuri. Accoglienza che diventa prevenzione del radicalismo, delle tensioni sociali, investimento sul futuro, ruolo internazionale. Certo, anche la revisione del Trattato di Dublino, che così com’è funzionava quando i richiedenti asilo arrivavano al 90% in maniera "legale". Oggi solo il 10%.
E c’è un grande problema: iI tempo che passa rafforza i populismi europei e il radicalismo jihadista che rende più difficile il ritorno a casa dei profughi. Ma soprattutto è a rischio radicale la credibilità dell’Europa. La solidarietà come elemento fondante della Carta di Lisbona. La passione europea. L’anima, che è veicolata dal linguaggio.
Mentre scattano indignazione e imbarazzo per affermazioni sessiste o non sufficientemente animaliste, monta il populismo che promuove manifestazioni contro i rom quando un rom uccide un pedone a Roma in un incidente d’auto, e i media inseguono lo scontro: invece di ricordare che in Italia ogni giorno 10-15 pedoni vengono uccisi da italiani e nessuno si sogna di chiedere di abbattere le case di tutti gli abitanti di un quartiere perché un pirata della strada ha ucciso un passante.
Neanche il politically correct scatta più quando si grida contro il salvataggio di profughi e migranti. Al contrario, s’instaura la "par condicio" tra l’odio sociale e la proposta civile. Sino al punto che adesso tocca persino al Papa di essere volgarmente attaccato dal leghismo italiano. Intanto, le idee malate circolano. Quest’Europa, se non reagisce e non smette di dare super-cittadinanza all’intolleranza e ai veleni, rischia di salutarci. Bye Bye. Dipende da noi.