Il direttore risponde. Bisogna esserci (con giusti valori)
Gentile direttore,
è stato detto che chi controlla il passato controlla il futuro. Ogni tanto qualche voce, prevalentemente da sinistra, invita a «non fare di ogni erba un fascio». Sempre da quella parte si chiede il rispetto per una tradizione, per una storia. Si tratta di chi rivendica da tempo, con più o meno forza, una presunta diversità anche morale rispetto alle altre forze politiche. Gli stessi pongono a fondamento della nostra democrazia la Resistenza, anche quella parte che si è eroicamente battuta per portare l’Italia nel Patto di Varsavia; fanno finta di ignorare di essere stati per decenni alleati, con parziali e tardivi ripensamenti, di un blocco politico-militare nemico (piani di invasione della pianura padana), di essere stati finanziati per decenni da un Paese nemico (ché tale era l’Urss), e accusando gli avversari politici per gli aiuti ottenuti da un Paese amico (perché tale erano e sono gli Usa). L’elenco dei comportamenti poco rispettabili è molto lungo. Ne ricordo solo un altro da un raro documento su Alcide De Gasperi (gli interventi culturali riguardano prevalentemente il fascismo, il nazismo e le malefatte degli altri). Le maggiori e necessarie riforme dei governi De Gasperi furono aspramente avversate (in Parlamento e fuori). In compenso, i partiti protagonisti di quel miracolo democratico ed economico sono stati eliminati da una alleanza mediatico-giudiziaria in pochi anni, meglio, mesi. Solo sfiorati i "migliori". Occorre approfondire anche Tangentopoli... Anni fa, quando la destra è stata sdoganata, la sinistra subì malvolentieri, precisando però che quelli erano stati dalla parte sbagliata. Anche la sinistra è stata dalla parte sbagliata, più a lungo e con maggiore forza distruttiva. Ma non viene adeguatamente ricordato. Concordo direttore: la storia non si fa così ma questo è lo spazio concesso. Concordo anche che non è proprio il momento per rivangare il passato perché è necessario essere sereni e costruttivi e, per chiedere sacrifici, non si può prescindere dai post-comunisti anzi, sono loro a chiederli e ancor più li chiederanno quando, un po’ ammaccati e cambiati, avranno forse definitivamente coronato la lunga marcia verso il governo del Paese. Alcune settimane fa Galli della Loggia rimproverava ai cattolici di limitare la propria presenza ai "valori non negoziabili". Non è poco, è un’antropologia però... io ci metterei anche il rispetto, questo sì, per la storia e per la verità quando emergono dalla complessità. Drammatico doverle amputare per sperare nella governabilità. Do atto che Avvenire è diverso e si impegna. Grazie e auguri di buon lavoro,
Giuseppe Pachera, Verona