Opinioni

L'infelice battuta del governatore Fontana. Bello rivedere nonni e nipoti ai seggi

Marina Corradi giovedì 30 gennaio 2020

«Per la sinistra era l’ultima ancora di salvezza. È stata fatta una mobilitazione degna dei tempi andati, si è vista in tv gente di più di cento anni portata ai seggi, disabili accompagnati con i pulmini». Le parole del governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, non sono delle più felici, lasciando quasi intendere che il voto di disabili e anziani valga 'meno', un elemento normalmente 'inutile' che viene utilizzato, appunto, come ultima ancora. Fontana ha poi detto d’essere stato frainteso, e si è scusato.

Ma qualcosa di vero tra le sue parole c’è: una mobilitazione popolare domenica in Emilia Romagna si è verificata, se l’affluenza al voto è arrivata al 67,6%, quasi il doppio delle precedenti amministrative. Qualcosa è accaduto, tra Parma e Bologna, tra Piacenza e Forlì, per registrare questo picco di elettori al seggio, in un’Italia in cui l’astensionismo da anni cresce, e nelle elezioni politiche si è passati dal 94% di votanti dell’inizio della Repubblica al minimo storico del 73%, nel 2018. È successo qualcosa, in Emilia? Forse la gente di questa terra, un tempo di forte passione politica, si è sentita chiamata alla necessità di dare un segno di cambiamento o di convinzione, di rottura o di resistenza, un di più di resistenza in un Paese che sembra sempre più conquistato dal populismo e dalla retorica falsante del 'prima gli italiani'.

Forse le Sardine, per lo più giovani, che hanno invaso la piazza di Bologna hanno portato un vento di vitalità, di interesse per la cosa comune. Interesse che è stato percepito da generazioni mature, spesso rese ciniche dal crollo delle ideologie e della Prima Repubblica, e da decenni di scandali e delusioni politiche. Forse, in alcune famiglie, un nipote ventenne ha insistito col nonno o anche col bisnonno: torna a votare questa volta, è importante.

E allora l’hanno accompagnato, in carrozzella, al seggio. È qualcosa di deprecabile? No, è qualcosa di bello. Come è bello che un’organizzazione di volontariato abbia offerto, domenica, 300 auto per portare a votare chi era solo e malato. E pulmini per i disabili degli istituti, certo, forse che il loro voto non ha la stessa dignità di quello dei sani? E poi chi può dire come abbiano votato gli uni e gli altri? Vero, però, che per spiegare quel raddoppio di affluenza bisogna pensare a una mobilitazione, all’alzare la testa di tanti, che hanno voluto dire: c’è un’Italia plurale e che partecipa, ci siamo noi, non c’è un uomo solo al comando. Anche l’episodio del Pilastro, quel domandare bruscamente al citofono a un cittadino sconosciuto: 'Lei spaccia?', da parte di un ex Ministro della Repubblica, ha turbato, e risvegliato la coscienza di più di qualcuno.

Ci sono stati figli e nipoti, mossi da una passione nuova, che hanno richiamato le generazioni dei vecchi. Di quelli che nel senso della politica credevano. E magari erano su fronti opposti, e ci hanno speso fatica, passione, e decenni di battaglie. Di quelli, più vecchi ancora, che degli anni della dittatura e della guerra hanno ancora ricordi diretti.

Centenari al voto, sì: sorprendente. Perfino al di là dell’esito di queste elezioni. Ci sono stati anche anziani e malati che hanno votato a destra, visto il risultato forte di Lega e alleati. Comunque, sono andati a votare per qualcosa che sentivano importante. E questo, nel declino della partecipazione alla politica segnato dal diagramma dell’afflusso alle politiche dal 1948 a oggi – una linea in picchiata – non ce lo si aspettava. Può essere che Emilia e Romagna siano un pezzo d’Italia particolare, con una storia e una memoria tenaci, con un carattere forte, generoso e anche testardo.

Ma come vorremmo che quel risveglio di volontà partecipativa ci fosse anche nel resto del Paese, alle prossime elezioni. Sembriamo, a guardarci, disillusi, spaventati dal futuro, poco fecondi, confidanti perfino nella buona sorte di un Gratta- e-vinci. Eppure quelle piazze pacificamente piene di facce giovani, quei grandi vecchi che si sono mossi per votare, potrebbero essere il primo segno di un ritrovato desiderio di vivere insieme nella polis, nelle nostre città, in questo Paese. Speriamo. Pareva ce ne fossimo quasi dimenticati.