So che è stucchevole, ma la verità prima di tutto. Ci dispiace, infatti, segnalare ai nostri lettori un nuovo episodio che si è verificato ieri su Repubblica. Vorremmo credere all’«errore di battitura», ma poiché tutta un’argomentazione si basa su quell’«errore» è difficile anche per noi che abbiamo sempre riconosciuto a Ezio Mauro abilità nel fare il mestiere di giornalista e quello ancor più difficile di direttore di giornale. Il fatto. Per non correggere un suo collega che aveva sostenuto che Avvenire avesse definito «boia» Beppino Englaro, il direttore di Repubblica ha citato un paragrafo del nostro editoriale di martedì scorso. Ma tagliandone la conclusione e una parola chiave. E così ne ha fatto deragliare il senso. Ecco il brano integrale: «Eluana è stata uccisa. E noi vogliamo chiedere perdono ai nostri figli e alle nostre figlie. Ci perdonino, se possono, per questo Paese che oggi ci sembra pieno di frasi vuote e di un unico gesto terribile, che li scuote e nessuno saprà mai dire quanto. Con che occhi ci guarderanno? Misurando come le loro parole, le esclamazioni? Rinunceranno, forse per paura e per sospetto, a ragionare della vita e della morte con chi gli è padre e madre e maestro e amico e gli potrebbe diventare testimone d’accusa e pubblico ministero e giudice e boia? Chi insegnerà, chi dimostrerà loro che certe parole, che le benedette, apodittiche certezze dei vent’anni non sono necessariamente e sempre pietre che gli saranno fardello, che forse un giorno potrebbero silenziosamente lapidarli? Ci perdonino, se possono. Perché Eluana è stata uccisa». Nella versione di Repubblica la chiusa è stata ignorata e la parola, il concetto, «madre» è sparita. Che è, guarda caso, l’unico modo per poter sostenere ciò che non è. Per poter argomentare che un lungo, esplicito e inequivocabile interrogativo sulla famiglia, sull’amore, sulla confidenza, sul rapporto che si crea nella scuola e sull’amicizia – realtà presenti nella vicenda umana e giudiziaria riguardante Eluana – andava letto, invece, come una incredibile affermazione «allusiva» contro una singola persona: il padre di Eluana. Beppino Englaro sarebbe stato richiamato come «padre e maestro e amico» di sua figlia e definito, dunque, per allusione «boia». Basta cancellare la madre, basta cancellare un’ultima dolente domanda e si confeziona una «sentenza» da ritorcere su chi l’avrebbe data. Tanto più che si era ormai alla fine di una vicenda in cui Avvenire era andato 'scompostamente' contromano. Cosa di più facile che forzare per irriderlo? Ma questo non è solo falso è anche ingiusto.
(db)