Errori da non ripetere, costerà recuperarli. Bankitalia, un vero caso-boomerang
Caro direttore,
comunque finisca, questa vicenda di Bankitalia finirà male. Se il Governo riproporrà al Capo delle Stato l’attuale Governatore, sembrerà che il "sistema" abbia resistito alla voglia di cambiamento espressa dal segretario del principale partito di maggioranza in nome "dei risparmiatori". Se il Governo proporrà un nome diverso, sarà accusato di essere cedevole verso le strategie partitiche, nonostante la ribadita rivendicazione dell’autonomia dell’Istituto. In un caso e nell’altro (una eventuale "spontanea" rinuncia di Ignazio Visco non cambierebbe molto le cose) a perdere in credibilità saranno il Paese e le sue istituzioni.
Nessuno pensa che non ci sia da fare una seria e rigorosa riflessione sulle banche e sul sistema che le regola. Ma si è scelta una strada insidiosa. In particolare, la vicenda originata dalla mozione del Pd approvata dalla Camera (il Gruppo che presiedo non l’ha votata) rischia di creare un serio danno soprattutto nella percezione europea e internazionale. Se la politica procede in questo modo irrituale sul vertice di Bankitalia, dopo aver istituito in fine legislatura, alla vigilia di una campagna elettorale (neppure questa decisione ha avuto in Aula il nostro voto) una Commissione di Inchiesta ad hoc, chissà cosa nasconde di inconfessabile il sistema bancario italiano: sarà certamente questo il mantra che circolerà nei mondi che "contano" in Europa. E possiamo immaginare quanto ciò potrà essere utilizzato dai grossi gruppi bancari che farebbero volentieri un po’ di shopping nel Bel Paese. Un Paese bello ma non affidabile: ed è questa la seconda percezione che rischiamo di accreditare.