L’Italia si spacca e a dividerla ora ci sono due partiti che scendono in campo: i pro e gli anti Mario Balotelli. Nessuna via di mezzo: c’è chi lo detesta e chi lo considera “SuperMario”. Ora che torna dalla parentesi in chiaroscuro di Manchester, sponda City, quel “Super” è stato momentaneamente sospeso. Per gli inglesi Mario è uno che è meglio perdere, facendosi prima rimborsare: 20 milioni di euro,
please! A riportare a casa il nostro
Black Italian ci ha pensato, e ripensato, il Cavaliere errante Silvio Berlusconi, uno che, per non smentire la sua fama di astuto intenditore, appena tre settimane fa sentenziò: «Una mela marcia come Balotelli al Milan non entra. Infetterebbe lo spogliatoio». Povero Mario, bocciato con tanto di diceria dell’untore, e da quale pulpito... Ma si sa, nel calcio, metafora superba della vita, basta un istante per ribaltare il risultato. Finale: l’ex “mela marcia” entra nella collezione privata di Berlusconi, a 4 milioni di euro a stagione per i prossimi 4 anni e mezzo. Alla faccia della crisi. Il suo pizzaiolo-procuratore Mino Raiola, a Mario ha insegnato a dimenticare in fretta e che, nella vita (la loro), «è meglio piangere sullo yacht che finire a ridere su una zattera». Del resto, nel campionato dei voltagabbana Balotelli si era già iscritto: sotto contratto con l’Inter indossò la maglia rossonera rivelando la sua squadra del cuore, il Milan. Quello fu un peccato “mortale” (scherza con i fanti, ma non con i santi del calcio) da pagare con l’esilio, dorato si intende. E così è stato. Due anni e mezzo di Inghilterra, gettando sterline e freccette dalla finestra, beccandosi multe dalla Police e le paparazzate dai tabloid che hanno scialato con le “balotellate” quotidiane del
Bad Boy. E lui, povera creatura indifesa nella giungla milionaria del football, alla prima occasione giusta esibiva quella vittimistica t-shirt con su scritto: «
Why always me?».Già, perché ce l’hanno sempre con lui? La risposta è semplice ed è dentro di te, Mario: peccato che sia quasi sempre sbagliata. Perché è sbagliato il modo con cui ti hanno presentato al mondo. Sbagliate sono le compagnie di cui ti circondi, anche quando sei da solo. Sbagliate la maggior parte delle scelte che fai in nome del tuo sentirti perennemente spirito libero. A 22 anni sei anche diventato padre (della piccola Pia) e questo dovrebbe essere sinonimo di responsabilità. Invece, continui a illuderti di vivere sulla cresta dell’onda. Ma, di cresta, hai solo quella buffa lì in testa: un alibi, come gli orecchini e i tatuaggi, per non voler crescere. Forse anche per non voler fare i conti con questo mondo adulto che ti vuole “Super” mentre tu, prima che un campione, sei soltanto un ragazzo. «
About a boy», a volte splendido, geniale, spesso infantile e irriconoscente del talento che Dio ti ha donato. Ma sbagliamo tanto anche noi, che invece di sbatterti sempre in prima pagina, oggi come eroe, domani come mostro, non ci rendiamo conto che sei il nostro amico fragile, da ascoltare, capire e aiutare a diventare l’uomo e il padre migliore dei tuoi figli. Perciò, Mario, attento: questa è la tua ultima chance. E, prima che per noi, diventa “Super” per la tua piccola Pia.