editoriale. Auto privata mito tramontato
Il car-sharing è il fenomeno più importante nelle città. Funziona grazie ad app per smartphone, ha costi bassi, permette di prelevare e poi lasciare la vettura in qualsiasi luogo, funziona 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e consente noleggi anche solo di qualche minuto. Berlino vanta 450mila iscritti: il servizio è attivo da sei anni. Milano è stata la città pilota in Italia: le Smart car2go sono approdate nel capoluogo lombardo a settembre dell’anno scorso e in meno di un anno hanno già raccolto 65mila utilizzatori. Dopo le Smart sono arrivate le Fiat 500, poi le Mini e le Volkswagen Up: in tutto sono cinque le società di car-sharing per una flotta complessiva di millecinquecento vetture a disposizione del poco più di un milione di milanesi (pendolari esclusi).
Il car pooling, per tragitti casa-lavoro e lontano dalle città, arriva dalla Francia. L’obiettivo è quello di far viaggiare le auto con tutti e quattro i sedili occupati: si risparmia in costi ma anche in inquinamento ambientale. Soprattutto su lunghi tragitti e in aree più periferiche, dove i mezzi pubblici faticano ad arrivare o hanno orari scomodi o ridotti. Grazie alla rete, il car-pooling diventa così il nuovo autostop 2.0. È soprattutto attraverso i social network (Facebook, Twitter) e portali internet (Bringme, carpooling, blablacar) che è possibile prenotare passaggi ma anche condividere un viaggio, abbattendo i costi di autostrada e benzina. Il car-pooling, anche conosciuto come ride-sharing, nasce oltralpe grazie a Blablacar, il primo portale di annunci che offre passaggi in auto. Da Parigi, nel 2006, si afferma in pochi anni come nuova modalità di trasporto per milioni di francesi, soprattutto giovani. In Italia sbarca nel 2010. Chi cerca e chi trova un passaggio si incontrano in rete e il risparmio è garantito.
Negli ultimi tre anni il mercato delle due ruote ha soppiantato quello delle auto. Dal 2012, l’anno del grande sorpasso (vendute un milione seicentomila biciclette contro un milione e trecentomila auto), il divario continua a crescere. In Italia il trend di utilizzo delle due ruote è in crescita da almeno dieci anni: si è cominciato a lasciare l’auto a casa per evitare lunghe code e ingorghi nel traffico cittadino, ma, dalla grande bolla finanziaria del 2008, lo si è fatto anche e soprattutto per il caro benzina. Dal 2004 ad oggi, la vendita delle biciclette è cresciuta del 400%. Di pari passo con l’inaugurazione di nuove piste ciclabili e modalità di trasporto treno-autobus-bici.In Italia si contano circa 3.500 km tra piste e itinerari ciclabili. In Francia, salgono a 7mila, comunque ben lontana dalla Germania, che ne conta 40 mila. Ma anche in Danimarca la due ruote spadroneggiano: si tratta del Paese del Nord Europa che, per eccellenza, viaggia in bicicletta. Atterrando in aereo a Copenaghen, capitale europea della bici (ogni giorno 50 cittadini su 100 la usano per andare al lavoro, a Milano sono 4 su 100!) balzano agli occhi quelle strisce blu che attraversano le città e le campagne e che nessuno in auto osa avvicinare: le piste ciclabili qui sono "larghe almeno sei metri per ogni direzione" secondo l’ufficio comunale che le disegna. Anche le stazioni della metropolitana sono attrezzate con parcheggi e rampe che permettono ai ciclisti di trasportare il proprio mezzo.
Bici-treno-metro. La mobilità alternativa all’auto privata viaggia pure su ferro e due ruote. La metropolitana per le piccole e medie distanze in città resta la più amata. Da quelle classiche (Londra insegna) a quelle leggere di Genova e Torino o di cosiddetta superficie, come Firenze. In Italia però solo sei città possiedono almeno una linea metropolitana urbana per un totale di 174 km di binari. Parigi, con due milioni di residenti, ne ha 213 km. Londra da sola ne ha 460 km. A Milano è possibile trasportare la bici in metro (senza pagare il biglietto aggiuntivo), nel fine settimana e nei giorni feriali secondo le fasce d’orario (dall’inizio del servizio fino alle 7.00, dalle 10.30 alle 16.00, dalle 20.00 al termine del servizio). Ma anche i treni, negli ultimi anni, stanno facendo largo alle bici. In Emilia Romagna, la percentuale dei treni attrezzati sui quali è possibile trasportare biciclette è passata da 45% del 2012 al 55% del 2013, con l’obiettivo di raggiungere il 65% entro la fine del 2014. Ma se spesso anche i treni permettono di trasportare la bicicletta in modo gratuito (Trenitalia e le aziende locali), il vero problema rimane l’accesso: mancano le rampe per l’ingresso in stazione e ai binari e spesso anche salire sul vagone è assai problematico. Al ciclista pendolare non rimane che caricarsi la due ruote in spalla e armarsi di santa pazienza. Altro anello debole della catena: le rastrelliere. E le aree sosta dedicate alle due ruote nei cosiddetti parcheggi di interscambio (bici-treno-metro). Le stazioni ferroviarie olandesi contano 315mila rastrelliere. A Utrecht è appena stato inaugurato un mega-parcheggio. Naturalmente, solo per biciclette. Moderno, tecnologico ed enorme: 37 corsie di rastrelliere a due livelli, disposte su 3 piani, che possono ospitare fino a 4.200 biciclette. Sorvegliato giorno e notte, è dotato di display luminosi che indicano il numero di posti liberi per ogni piano e corsia. È gratis per le prime 24 ore. Un altro mondo.