Gentile direttore,
ritengo opportuno intervenire circa l’articolo apparso giovedì 15 settembre sul suo giornale a firma di Ferdinando Camon dal titolo: “Ma con poca arte che scuola d’Italia è?”. Nell’articolo si lamenta la riduzione dell’insegnamento di Storia dell’arte nelle scuole superiori con l’entrata a regime del riordino dei percorsi di studio. Faccio osservare a riguardo che la Storia dell’arte è, in realtà, fortemente presente in tutti gli indirizzi liceali del nuovo ordinamento costituendone una delle discipline caratterizzanti. Basta analizzare i quadri orari dei Licei che prevedono, tutti, la presenza della Storia dell’arte almeno a partire dalla terza classe per due ore settimanali.
Nel Liceo classico il vecchio ordinamento prevedeva un’ora di Storia dell’arte in terza e quarta e due in quinta. Dopo la Riforma le ore di Storia dell’arte sono state aumentate a due per tutti gli anni del triennio. Nel Liceo scientifico il totale delle ore dedicate alla Storia dell’arte, integrato con il disegno tecnico, è rimasto assolutamente invariato anche se l’orario è stato rimodulato. Inoltre la Storia dell’arte è, ovviamente, stata mantenuta, con lo stesso apporto orario e per tutto il percorso di studi, nel Liceo artistico ed è stata introdotta, sempre a partire dalla prima classe, nel Liceo musicale e coreutico di nuova istituzione. Anche gli indirizzi del Liceo delle scienze applicate e dell’economico–sociale, di nuova introduzione nell’ordine liceale, prevedono la presenza caratterizzante della Storia dell’arte. Si è voluta pertanto preservare ed estendere la presenza di tale disciplina negli indirizzi di studio liceali come loro fondamentale cifra identificativa. Anche nelle scuole medie, dopo la Riforma Moratti, nell’ambito dell’Educazione artistica, i nuovi programmi scolastici hanno previsto non solo il disegno, ma anche elementi di Storia dell’arte.
Le polemiche dunque risultano fuori luogo. Non solo la Storia dell’arte continua a essere un insegnamento caratterizzante della scuola d’Italia; con la recente Riforma, essa ne diventa ancora più protagonista. La formazione culturale dei ragazzi ne uscirà dunque rafforzata.
Carmela Palumbo, Direttore generale del Dipartimento degli Ordinamenti scolastici del MIUR