Autonomia e decentramento. Armonizzare le differenze: c'è una via che va lontano
«Abbiamo offerto anche un modello italiano, quello dell’Alto Adige, per garantire autonomia e decentramento», diceva l’allora premier Matteo Renzi nel 2015, parlando, in conferenza stampa con il presidente russo Vladimir Putin, della crisi ucraina e del protocollo di Minsk 2. L’idea di un Alto Adige come 'faro' per uscire dalla crisi per cercare una soluzione modellata sul riconoscimento delle minoranze linguistiche, fino qualche anno fa poteva essere ancora un’ipotesi percorribile per risolvere il conflitto nelle regioni contese del Donbass.
Oggi probabilmente non più, è troppo tardi. Sarà pur vero che tanti no-vax in Alto Adige hanno rifiutato la prima o la seconda dose di vaccino, ma è altrettanto certo che di anticorpi contro il virus della violenza e della guerra gli altoatesini ne hanno inglobati molti e oggi essi sono molto forti. In questo piccolo lembo di terra incastonato tra le Dolomiti convivono pacificamente le minoranze linguistiche ladine, cimbre e mochene, senza contare la popolazione di lingua italiana e ovviamente tedesca, che da sempre è parlata in maggioranza. Si tratta di una popolazione di circa un milione di persone linguisticamente suddivisa, almeno fino a qualche anno fa, in un 69,41% di parlanti tedesco, un 26,06% di i- taliano e il restante 4,53% di madrelingua ladina. Ricostruita sulle macerie della Seconda guerra mondiale in base all’accordo De Gasperi-Gruber, dal 1948 l’Alto Adige vive con uno statuto speciale a tutela delle minoranze linguistiche, prerogativa ampliata successivamente con l’istituzione della provincia autonoma di Bolzano che ha diverse competenze e ambiti di autogoverno.
Spesso discriminante culturale e fonte di polemiche locali, l’uso delle diverse lingue sta diventando oggi sempre più un’opportunità, soprattutto per i giovani delle scuole, grazie ad accordi specifici messi in atto dalla Direzione Istruzione e Formazione della Provincia Autonoma di Bolzano atti a favorire lo studio reciproco dell’italiano e del tedesco. Avviato nel 2019, con una scadenza nel 2026, il progetto affidato alla Società Dante Alighieri per la parte italiana, ha ottenuto un notevole successo facendo registrare circa il 7% totale dell’intero numero di certificati Plida prodotti in tutto il mondo. Tradizionalmente nel territorio altoatesino gli esami si svolgono per il 70% nelle scuole della Provincia di Bressanone, Brunico, Malles Venosta, Merano e Silandro, oltre che nel liceo Vogelweide del capoluogo, con livelli di apprendimento linguistico da parte dei ragazzi tedeschi molto alto rispetto la media: in una scala graduale di valori che va dall’A1 fino al C2, circa l’80% degli studenti raggiunge gli apici della graduatoria prevista dal Consiglio d’Europa con centinaia di certificati B2, C1 e C2.
«Un risultato senz’altro incoraggiante – dice Giuliano Vettorato, vicepresidente e assessore all’Istruzione della Provincia Autonoma di Bolzano – che deve essere diffuso anche in contesti più ampi, magari la dove la questione linguistica coincide con quella politica come nella Catalogna, nelle Fiandre o nello stesso Donbass, dove l’uso dell’ucraino o del russo è stato dirimente». La conoscenza certificata dell’italiano e del tedesco come status privilegiato di una regione felice o modello di sviluppo di un plurilinguismo utile alla convivenza civile? «Senza dubbio si tratta di un passo importante non solo per l’approfondimento linguistico – affermano Giulio Clamer e Raffaella De Rosa, responsabili del Comitato bolzanino della Dante – ma anche per la conoscenza, il rispetto e l’apprezzamento del 'vicino' e della sua cultura, base per un’autentica convivenza pacifica tra le persone».
Vi è infine un ulteriore elemento che fa di questo un progetto di successo, ed è l’accettazione dell’idea da parte delle famiglie tedesche che i loro figli frequentino per un trimestre, un semestre o per l’intero anno scolastico (con apposite borse di studio) istituti italiani, ossia fuori dal Trentino o l’Alto Adige, per approfondire le loro competenze linguistiche e per conoscere le nostre bellezze. C’è una strada di serena armonizzazione delle differenze, è ben tracciata e porta lontano.
Segretario generale Società Dante Alighieri