Se nell’universo non ci fosse vita, Dio mi deluderebbe. Che razza di scherzo sarebbe? Dio ha il senso dell’umorismo, ma non della beffa. Che senso avrebbe creare un universo grande, grandissimo, sconfinato, i cui numeri la mente umana non può abbracciare, e poi? Milioni di galassie con miliardi di stelle con innumerevoli pianeti. Tutta questa roba Lui non la nasconde, no, ma ce la mette sopra la testa. La fa brillare. Ne fa l’oggetto dei nostri desideri, dei nostri sogni. E tutti questi mondi sterminati sarebbero sterili? Senza vita? Materia inerte e sorda e muta? Su Marte c’è acqua. Che ce ne fosse stata lo avevamo intuito osservandone la superficie. Le tracce dell’erosione sono evidenti, non può essere stato solo il vento. Nel suo remoto passato, probabilmente il pianeta era solcato da fiumi che finivano in oceani. L’acqua poi, come non si sa, se n’è andata. Forse scorre ancora nel sottosuolo, forse l’ha rubata lo spazio profondo come un tempo l’aveva regalata facendo precipitare qualche cometa. Ma acqua ghiacciata c’è ancora ai poli. C’è, eccome se c’è. L’acqua è ovunque, il cosmo ne è pieno. Uno scienziato sarebbe assai più cauto: se non vedo, osservo, misuro non posso affermare proprio niente. Ma chi si accontenta dell’intuito, sa che l’acqua è elemento comunissimo. Di che cosa è fatta? Di ossigeno, tutt’altro che raro, e di idrogeno, l’elemento più comune nell’universo. Che l’acqua si possa formare è così probabile da costituire quasi una certezza, e strano sarebbe il contrario. Le comete sono palle di ghiaccio. Anche nel nostro sistema solare ci sono lune coperte di acqua ghiacciata. L’acqua è ovunque e, se gode della temperatura giusta, la vita sboccia. Quante volte preghiamo, elogiamo, imploriamo, ringraziamo il "Dio della vita", il Dio "che è vita", che la ama, la protegge e invita noi, sue creature, a fare altrettanto? E un Dio simile avrebbe confinato la vita soltanto su un minuscolo pianeta tra miliardi? La nostra fede, fragile o granitica, scivolosa o salda, sarebbe messa a dura prova se la vita lassù non ci fosse. Non il contrario. Che vita sia, non lo sappiamo. Se un giorno la potremo incontrare e osservare, neanche. Ma basta avere appena un poco di fiducia nell’ingegno umano per essere ottimisti. Un secolo fa avevamo appena imparato a volare a bordo di velivoli lenti e insicuri. Poco più di mezzo secolo dopo, eravamo sulla Luna. Un tempo erano gli oceani ad apparire invalicabili. Girare intorno al globo in ottanta giorni appena sembrava un’impresa impossibile. Perché non dovremmo imparare, domani, a violare la velocità della luce? Come abbiamo domato i mari e i cieli, domeremo anche il cosmo. Proprio Dio ci ha fatto dono dell’intelligenza e della curiosità per riuscirci. E ci ha messo tutte queste stelle sulla testa. Perché? Ma perché un giorno andassimo a visitarle. Le Chiese, tutte le Chiese cristiane dovrebbero convocare le migliori menti e raccogliere denaro per aprire la nuova frontiera. Le Chiese nel senso di cristiani, non solo né tanto le gerarchie. Il nostro destino è lassù, dove Dio provvidenzialmente ci fa trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno: energia a profusione, materie prime senza limiti e acqua, tanta acqua: l’elemento senza il quale nulla sarebbe possibile. Questo universo così promettente, che sembra spalancarci le braccia, non può che rafforzare la nostra fede, pallida o sfolgorante che sia. Saremo saggi se, ammaestrati dalla nostra stessa storia e dai nostri errori, andremo lassù non da conquistatori ma da pellegrini. Troveremo "qualcuno"? Esseri senzienti con cui comunicare? Speriamo di sì ma non ha importanza. Importante è ricominciare a volgere lo sguardo verso l’alto e concentrarci su ciò che davvero conta. La nostra Terra così preziosa è soltanto la culla del neonato. Che però cresce e deve andare. Dio ci ha regalato un cosmo intero, a noi e chissà a quanti altri. Diciamo grazie e mettiamoci in cammino.