Il direttore risponde. Ancora sulla coscienza «ben formata» e sulla sostenibilità della legge che verrà
Caro direttore,
vorrei riprendere un passaggio dell’intervista di papa Francesco durante il rientro dal Messico e fare un paio di considerazioni. «Un parlamentare cattolico deve votare secondo la propria coscienza ben formata: questo, direi soltanto questo. Credo che sia sufficiente. E dico “ben formata”, perché non è la coscienza del “quello che mi pare”. Io mi ricordo quando è stato votato il matrimonio delle persone dello stesso sesso a Buenos Aires, che c’era un pareggio di voti, e alla fine uno ha detto all’altro: “Ma tu vedi chiaro?” – “No”– “Neppure io” – “Andiamocene” – “Se ce ne andiamo, non raggiungiamo il quorum”. E l’altro ha detto: “Ma se raggiungiamo il quorum, diamo il voto a Kirchner!”, e l’altro: “Preferisco darlo a Kirchner e non a Bergoglio!”... e avanti. Questa non è coscienza ben formata! E sulle persone dello stesso sesso, ripeto quello che ho detto nel viaggio di ritorno da Rio de Janeiro e che è nel Catechismo della Chiesa Cattolica». La prima considerazione riguarda l’esempio dei due politici: le parole fanno intuire che il Papa, all’epoca arcivescovo di Buenos Aires, era intervenuto chiaramente nel dibattito pubblico, forse semplicemente ricordando il buon senso che dovrebbe guidare chi è chiamato alla formulazione delle leggi. Oggi potremmo dire che ci sono politici – anche cattolici – che pur di non “darla vinta” alla Chiesa o al cardinal Bagnasco, votano il contrario, senza sapere neanche ciò di cui si parla. Questa, riprendendo il Papa, non è «coscienza ben formata». La seconda considerazione nasce da quanto potrebbe accadere in Parlamento. Ammettiamo che la legge sulle «unioni civili» passi così com’è. Sarebbe legge dello Stato. E questo la farebbe diventare materia di studio a scuola, e non voglio neanche immaginare con quanta enfasi verrebbe proposta. Di questo risvolto educativo ne siamo consapevoli? E ne sono consapevoli quanti si apprestano a votare?