Un emendamento al Family Act. Anche mediazione e auto-aiuto nelle politiche familiari
Stefano Lepri
Caro direttore,
la Commissione Affari sociali della Camera ha approvato martedì scorso un emendamento a mia prima firma, che è diventato un autonomo articolo del cosiddetto Family Act. La novità è grande, perché consentirà finalmente di riconoscere in una legge dello Stato alcune misure per sostenere e promuovere le responsabilità familiari, come (ma non solo) i corsi di preparazione al matrimonio, i centri per le famiglie e la mediazione familiare.
Con questa scelta, il Parlamento intende così orientare le politiche familiari in modo completo. L’assegno unico per i figli risponde infatti all’esigenza di sostenere dal punto di vista economico le responsabilità genitoriali. Gli articoli del Family Act definiscono poi le diverse misure in servizi e ora, con l’emendamento approvato, vengono inserite anche le misure più strettamente legate alla sfera familiare.
La volontà di prevedere quest’ultima dimensione parte da una convinzione: la bassa natalità in Italia trova anche ragioni antropologiche. Lo Stato non può certo imporre modelli di vita, ma può laicamente ritenere (e lo fa a partire dalla Costituzione italiana) che la stabilità affettiva e genitoriale sia un valore e un vantaggio per la collettività. Ciò se non altro perché molte attese e bisogni relazionali assicurati per via di reciprocità dalla famiglia rischiano diversamente di rimanere insoddisfatti. Insomma, se si vuole sostenere le responsabilità familiari a tutto tondo non bastano i pur decisivi aiuti materiali, in denaro o in servizi, per l’esercizio della genitorialità. Serve rilanciare, anche e anzitutto, la cellula fondamentale della società e della generatività, che è la famiglia. Da qui la scelta di informare e formare i nubendi, per una maggiore consapevolezza delle responsabilità che assumono; di aiutare le famiglie per una buona gestione delle relazioni parentali, educative e di coppia con centri, servizi e forme di mutuo aiuto dedicati; di garantire servizi di mediazione familiare, per affrontare le crisi e magari recuperare situazioni di separazione.
Si dirà che lo Stato è laico e che queste sono sfere e scelte privatissime. Si può rispondere chiarendo che si tratta di opportunità che non saranno certo imposte e che già oggi sono gestite da regioni e amministrazioni locali di vario colore politico, oltre che da un vasto mondo della società civile. Se lo fanno è perché conoscono la ricchezza del mutuo aiuto morale, materiale, educativo, relazionale delle famiglie; perché sanno che esse vanno più aiutate (o aiutate ad aiutarsi), anche a causa dell’affievolirsi delle reti parentali. Ora anche lo Stato farà la sua rispettosa parte, attraverso le sue articolazioni e il vasto mondo del terzo settore.
Ci vorrà ancora tempo prima di approvare la legge delega e i successivi decreti legislativi. Però si può dire, fin d’ora, che ci sono ragioni per ritenere questa legislatura foriera di una scelta importante: costruire e sostenere, a tutto tondo, le politiche familiari, dopo tanti anni di pressappochismo e disinteresse.