Giorno del Ricordo. Le foibe e l’antifascismo «largo»
Inaspettatamente, c’è voluto il Festival di Sanremo per tornare a parlare di antifascismo. Negli ultimi tempi, farlo è sembrato politicamente scorretto. Il timore di essere scambiati per insopportabili retrogradi ha indotto gli uni all’autocensura, mentre gli altri tacevano su un tema per loro imbarazzante. Ma che non sia alle porte un impossibile ritorno di Mussolini non giustifica l’espulsione dell’antifascismo dal discorso pubblico. Soprattutto se con questa parola si intende un orientamento non solo politico ma anche civile, più ampio e più profondo della pura e semplice opposizione al fasci-smo storico, anche se da questa trae origine e con tale origine deve conservare un forte legame. Di antifascismi, infatti, ce ne sono stati – e ce ne sono – molti e diversi. È oggi diffusa una vulgata secondo cui si tratta di un atteggiamento di intolleranza e aggressività, utilizzato da sinistra per squalificare tutti gli altri, comprese forze democratiche o per condannare forme di autoritarismo che con il fascismo hanno poco a che fare. Indubbiamente, anche questo è antifascismo.
Ma che una grandissima parte degli italiani non sia stata infastidita dall’“antifascismo di Sanremo” – per così dire – mostra che non è quello oggi prevalente. Molti si riconoscono piuttosto nell’interpretazione di Roberto Benigni che ha richiamato la scelta dei costituenti – basilare ma anche molto attuale – di scrivere l’articolo 21 sul «diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione ». E non è un caso che, sempre a Sanremo, si parli di diritti delle donne ricordando quanto avviene in Iran, di minori in carcere, di razzismo o di aggressione russa all’Ucraina. Tutto ciò, infatti, fa parte di un antifascismo tutt’altro che generico, perché radicato nella Resistenza e poi maturato progressivamente nella lunga esperienza democratica dell’Italia post-bellica. In tale maturazione – è giusto ricordarlo – hanno avuto un ruolo importante anche i cattolici, sensibili a sottolinearne l’aspetto morale prima che politico, guidati dallo scopo di fare qualcosa insieme piuttosto che di usarlo contro qualcuno, fermi nel rispetto della diversità degli apporti culturali, politici e ideologici. Negli ultimi settantacinque anni, la Costituzione ha ispirato una crescente dilatazione dell’antifascismo, fino ad abbracciare il rifiuto di ogni forma di violenza, l’affermazione della tolleranza nei confronti del diverso, l’inclusione dell’altro e la rimozione degli ostacoli che limitando la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.
Questo antifascismo è anche la base di un senso dello Stato non come proprietà privata dei vincitori di turno, ma come presidio di pluralismo che non usa il potere per mettere in difficoltà opinioni, posizioni o partiti diversi. Uno Stato che tutela i diritti di tutti, compresi quelli che vorrebbero abbatterlo: perché uno Stato veramente forte garantisce, insieme al rispetto della legge, il massimo pluralismo possibile. L’importanza di questo tipo di antifascismo appare particolarmente evidente nella Giornata del Ricordo, quando si celebrano le vittime delle foibe, che non deve essere una memoria di parte. È vero, infatti, che questa tragedia ebbe una sostanza politica, fu cioè non pulizia etnica ma una sorta di «epurazione preventiva» (Raoul Pupo) pianificata dai comunasti titini, e si collocò in un contesto di «furore popolare» (Elio Apih) e di violenza diffusa. Sotto questo profilo c’è un legame tra le foibe carsiche o istriane e la non lontana Risiera San Sabba, anche se ispirate da opposte ideologie politiche (Giampaolo Valdevit). Appare in questo senso molto significativa la scelta del presidente Mattarella che nello stesso giorno, il 13 luglio 2020, ha ricordato con il presidente sloveno Pahor le vittime delle foibe di Basovizza e ha restituito alla comunità slovena di Trieste il Narodni dom distrutto dalla furia fascista cento anni prima. Un autentico antifascismo, infatti, deve essere così largo da conservare la memoria delle vittime di opposte violenze.