Opinioni

L'anniversario del Concordato. Amicizia che dà frutto

Carlo Cardia sabato 11 febbraio 2012
Nelle celebrazioni per i 150 anni dell’U­nità d’Italia sono stati evocati spesso i Patti del Laterano del 1929. Con essi si con­cluse il cammino di conciliazione tra Stato e Chiesa che dava luce piena al Risorgimento, superandone alcuni limiti, ed è iniziata da al­lora una nuova amicizia tra Italia e Santa Se­de confermata dalla Costituzione democra­tica e dalla riforma del Concordato del 1984. Oggi vediamo meglio il significato che lo sto­rico accordo ha avuto, oltre il profilo istitu­zionale, per la società italiana, la sua cresci­ta ed evoluzione sino ai giorni nostri. Gli storici riconoscono che un effetto della conciliazione fu quello di consentire alla Chiesa di rinsaldare i suoi rapporti con la so­cietà civile durante il regime, favorire la for­mazione di una classe dirigente cattolica pronta a guidare lo Stato dopo la tragedia e le macerie della guerra. La elaborazione del­la Costituzione ad opera delle grandi forze politiche ha, poi, evitato il ripetersi di errori che, nel primo dopoguerra, avevano per­messo al fascismo di affermarsi e instaurare il regime autoritario. Da allora la Chiesa e il cattolicesimo sono stati promotori di uno sviluppo economico e civile che ha pla­smato l’Italia e l’ha resa protagonista della storia europea. Il nostro Paese svolge da tempo un ruolo internazionale di primo pia­no, fruendo del legame speciale con la San­ta Sede che gli attira simpatie di ogni popo­lo, l’ammirazione dei cattolici di tutto il mondo, lo rende mèta dell’accorrere di mi­lioni di giovani, uomini, donne, che scandi­scono la missione universale dei Pontefici in ogni parte del pianeta. Le nostre relazioni ecclesiastiche sono divenute un esempio per l’Europa, perché fondate sul rispetto del­la sovranità di Stato e Chiesa e del caratte­re pubblico della religione.Questa amicizia non poteva coltivarsi se non mediante uno scambio continuo tra società civile e società religiosa che ha vissuto mo­menti di tensione, ma ha prodotto storia e benefici per l’Italia. Il sostegno cattolico alla democrazia e alla ricostruzione del dopo­guerra è riconosciuto storicamente come contributo essenziale alla formazione dell’I­talia moderna, che si fa compiutamente na­zione e si apre al pluralismo. La revisione del Concordato negli anni 80 è all’origine di una nuova legislazione che ha esteso la libertà re­ligiosa a ogni componente ideale del tessuto sociale, portando alle prime Intese con i cul­ti acattolici. E ha consentito rispondere po­sitivamente alle istanze del flusso migratorio che ha portato in Italia comunità ed espe­rienze culturali nuove, a volte problematiche. Queste comunità sono state accolte con lo spirito di solidarietà che ci caratterizza ed è a base della Carta costituzionale, e le strutture della Chiesa, le parrocchie, le diocesi, la Ca­ritas e tante associazioni, hanno agito sul ter­ritorio come una fitta rete capace di soddi­sfare le prime esigenze degli immigrati, evi­tando tensioni drammatiche che altri Paesi hanno conosciuto in analoghe circostanze. La simbiosi tra società italiana e cattolicesi­mo nazionale si è arricchita di continuo. È sempre più cresciuto l’affetto della popola­zione per il Papa di Roma che ha conferma­to l’Italia come nazione più vicina alle cure della Chiesa. Il magistero spirituale e mora­le, ribadito da Karol Wojtyla e da Joseph Rat­zinger, ci ha evitato quella deriva relativisti­ca che in altri Paesi ha prodotto danni e gua­sti sui quali già si torna a ragionare critica­mente. E ha permesso alla politica di riflet­tere con attenzione prima di cedere, in ma­teria di bioetica e di difesa della vita, alle de­rive di matrice individualista, propiziate e sorrette da pressioni di gruppi potenti an­corché nettamente minoritari. Anche nei mo­menti di maggiore tensione, nella crisi eco­nomica che stiamo vivendo e che genera preoccupazione per il futuro, la Chiesa con­tinua a svolgere un ruolo di stimolo, e rassi­curazione, che aiuta a superare i passaggi più difficili, suggerendo serenità contro i rischi di una conflittualità eccessiva. Infine, anche al di là di polemiche contingenti, un po’ tut­ti in Italia sanno di poter contare nella Santa Sede e nel magistero pontificio come su un patrimonio prezioso per la crescita di una so­cietà che può guardare al futuro con fiducia soltanto se resta ancorata a quei valori spiri­tuali ed etici che aiutano a fare le scelte giu­ste per la persona e per la collettività.