Nelle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia sono stati evocati spesso i Patti del Laterano del 1929. Con essi si concluse il cammino di conciliazione tra Stato e Chiesa che dava luce piena al Risorgimento, superandone alcuni limiti, ed è iniziata da allora una nuova amicizia tra Italia e Santa Sede confermata dalla Costituzione democratica e dalla riforma del Concordato del 1984. Oggi vediamo meglio il significato che lo storico accordo ha avuto, oltre il profilo istituzionale, per la società italiana, la sua crescita ed evoluzione sino ai giorni nostri.
Gli storici riconoscono che un effetto della conciliazione fu quello di consentire alla Chiesa di rinsaldare i suoi rapporti con la società civile durante il regime, favorire la formazione di una classe dirigente cattolica pronta a guidare lo Stato dopo la tragedia e le macerie della guerra. La elaborazione della Costituzione ad opera delle grandi forze politiche ha, poi, evitato il ripetersi di errori che, nel primo dopoguerra, avevano permesso al fascismo di affermarsi e instaurare il regime autoritario. Da allora la Chiesa e il cattolicesimo sono stati promotori di uno sviluppo economico e civile che ha plasmato l’Italia e l’ha resa protagonista della storia europea. Il nostro Paese svolge da tempo un ruolo internazionale di primo piano, fruendo del legame speciale con la Santa Sede che gli attira simpatie di ogni popolo, l’ammirazione dei cattolici di tutto il mondo, lo rende mèta dell’accorrere di milioni di giovani, uomini, donne, che scandiscono la missione universale dei Pontefici in ogni parte del pianeta. Le nostre relazioni ecclesiastiche sono divenute un esempio per l’Europa, perché fondate sul rispetto della sovranità di Stato e Chiesa e del carattere pubblico della religione.Questa amicizia non poteva coltivarsi se non mediante uno scambio continuo tra società civile e società religiosa che ha vissuto momenti di tensione, ma ha prodotto storia e benefici per l’Italia. Il sostegno cattolico alla democrazia e alla ricostruzione del dopoguerra è riconosciuto storicamente come contributo essenziale alla formazione dell’Italia moderna, che si fa compiutamente nazione e si apre al pluralismo. La revisione del Concordato negli anni 80 è all’origine di una nuova legislazione che ha esteso la libertà religiosa a ogni componente ideale del tessuto sociale, portando alle prime Intese con i culti acattolici. E ha consentito rispondere positivamente alle istanze del flusso migratorio che ha portato in Italia comunità ed esperienze culturali nuove, a volte problematiche. Queste comunità sono state accolte con lo spirito di solidarietà che ci caratterizza ed è a base della Carta costituzionale, e le strutture della Chiesa, le parrocchie, le diocesi, la Caritas e tante associazioni, hanno agito sul territorio come una fitta rete capace di soddisfare le prime esigenze degli immigrati, evitando tensioni drammatiche che altri Paesi hanno conosciuto in analoghe circostanze.
La simbiosi tra società italiana e cattolicesimo nazionale si è arricchita di continuo. È sempre più cresciuto l’affetto della popolazione per il Papa di Roma che ha confermato l’Italia come nazione più vicina alle cure della Chiesa. Il magistero spirituale e morale, ribadito da Karol Wojtyla e da Joseph Ratzinger, ci ha evitato quella deriva relativistica che in altri Paesi ha prodotto danni e guasti sui quali già si torna a ragionare criticamente. E ha permesso alla politica di riflettere con attenzione prima di cedere, in materia di bioetica e di difesa della vita, alle derive di matrice individualista, propiziate e sorrette da pressioni di gruppi potenti ancorché nettamente minoritari. Anche nei momenti di maggiore tensione, nella crisi economica che stiamo vivendo e che genera preoccupazione per il futuro, la Chiesa continua a svolgere un ruolo di stimolo, e rassicurazione, che aiuta a superare i passaggi più difficili, suggerendo serenità contro i rischi di una conflittualità eccessiva. Infine, anche al di là di polemiche contingenti, un po’ tutti in Italia sanno di poter contare nella Santa Sede e nel magistero pontificio come su un patrimonio prezioso per la crescita di una società che può guardare al futuro con fiducia soltanto se resta ancorata a quei valori spirituali ed etici che aiutano a fare le scelte giuste per la persona e per la collettività.