Il direttore risponde. «Ah, l'America...». Qualche volta bisogna proprio dirlo
Anna Pesenti, Lurago D’Erba (Co)
Non possiamo neanche immaginare di tornare indietro di mezzo secolo, caro signor Leopoldo. Ma possiamo immaginare benissimo di darci da fare – «rimbocchiamoci le maniche», come lei dice – per entrare davvero nel tempo della piena maturità del nostro sistema democratico. Quanto all’America, so almeno due cose. Del modello di vita americano non tutto può e deve necessariamente piacerci. Ma del modo americano di vivere la democrazia – sia nella fase della competizione sia in quella dell’alternanza al potere – dovrebbe, invece, convincerci quasi tutto. Certo un fair play che è sostanza, certo il coraggio – che ha accomunato presidenti democratici e repubblicani – della coerenza tra proclami elettorali e azioni di governo. Barack Obama sta rinnovando questa tradizione con un piglio che non lascia indifferenti. E se l’operato della sua amministrazione suscita anche interrogativi (che sulle nostre pagine abbiamo puntualmente registrato e sottolineato, raccontando pure i moti di opposizione che si stanno innescando), sono importanti gli esclamativi dovuti a uno stile amministrativo che alle parole accompagna tenacemente i fatti. A me, da cittadino italiano, impressiona soprattutto la capacità di pensare al futuro e di investire per prepararlo. Grandi opere oggettivamente necessarie e priorità comunque ben individuate. Scelte sviluppate in una dialettica con le assemblee legislative che è serrata eppure rispettosa. Sì, gentile e attento amico, fa proprio riflettere ascoltare e guardare ciò che accade oltre l’Atlantico in contemporanea alle ben altre "opere" che, in questa tormentata estate, continuano ad andare in scena nel teatro politico nostrano. Anche il poco o il tanto di buono che si progetta (e che pure accade) perde, così, forza e non ha risalto. È davvero deprimente. E in una vischiosa fase di crisi, questo, è più che mai un peccato mortale.