Opinioni

Il direttore risponde. L’alternativa alle tristi «svendite»

Marco Tarquinio martedì 18 dicembre 2012
Caro direttore,
«AAA … Famiglia di Nazaret, svendesi!». Il particolare annuncio promozionale sul web, ovviamente, si riferisce a un bel presepe di 110 cm di altezza a pezzo, acquistato da un parroco di un piccolo paese del Sud: Scario. Eppure, come non evocare in questo annuncio una triste vicenda: la crisi attuale che "svende" intere famiglie povere, rottama interi nuclei familiari. Il 2012 si conclude con le sue tradizionali feste natalizie... un nuovo anno inizia! Sembra che la crisi, non solo in Italia, abbia logorato molti ambiti della vita. Fino a non molto tempo addietro, il denaro veniva considerato un mezzo per consentire all’uomo, alla famiglia e alla società, di perseguire i propri fini. Anzi, la persona umana e la famiglia erano il fine stesso al quale il denaro, come mezzo, doveva servire. Un capovolgimento di prospettiva è insorto e continua a consolidarsi dall’inizio del nuovo millennio: l’inversione mezzo-fine. L’aumento dello spread ha fatto sì che l’uomo, le famiglie e i gruppi sociali, divenissero mezzi e strumenti, anche a rischio rottamazione, finalizzati a sanare i malesseri della finanza e dell’economia a qualunque costo. Così, durante le festività natalizie, svendere, ribassare, liquidare e rottamare sono parole d’ordine per far quadrare qualunque bilancio ed esorcizzare lo spettro del deficit aziendale causato dalle tasse e dalle imposte. Così, «AAA … Famiglia di Nazaret, svendesi!» diventa quasi uno slogan e la cifra di questi tempi. Il suggestivo annuncio pubblicitario della vendita in Internet del presepe in vetroresina, rimanda a una compravendita sui generis : l’azienda in questione smercia il lavoratore san Giuseppe , ovvero il falegname di Nazaret e il custode del divin Bambino;  svende un "pezzo" unico, Maria sposa del carpentiere e madre del Figlio di Dio, ecc. Nella Santa Famiglia anche Dio fatto bambino subisce la sorte di sempre, ovvero essere liquidato per quattro soldi! È il destino di Cristo e della sua Famiglia. Tuttavia, non è difficile disfarsi della "Santa Famiglia" dai depositi aziendali; molto più difficile è sistemare le famiglie ordinarie! L’auspicio è che, in occasione del Natale, la Provvidenza faccia emergere nuove prospettive, come a Scario ha fatto emergere l’interesse della comunità per impedire l’ennesima umiliazione alla Famiglia di turno nella vetrina virtuale … Così la piccola parrocchia dell’Immacolata e io che ne sono il parroco, trovando in internet la simpatica offerta del presepe gigante rispondono all’asta: «AAA … Acquisto "famiglia" rottamata!» E la Chiesa parrocchiale si popola e diventa casa di accoglienza per tutti: per Dio, per la sua Famiglia e per i poveri del presepio, per i "senza fissa dimora" di ieri e di oggi: questi resteranno sempre il fine in ogni scelta comunitaria; mentre i soldi, pochi o molti, saranno semplicemente un mezzo per far gioire e ridare il sorriso della festa a chi tristemente vive e spera in una positiva svolta epocale.
don Tonino Cetrangolo, Scario (Sa)
Provo a continuare a mio modo, caro don Tonino, la sua riflessione. Soprattutto in tempi di confusione e di crisi, è sempre in agguato la tentazione (che magari viene fatta passare per necessità) di "svendere" tristemente le cose e le idee più importanti: persino «pezzi unici» come la famiglia o come la persona umana (e la sua intangibile dignità). Ed è sempre in agguato la tentazione di rassegnarsi a cercare "sconti" e cose "scontate", anche se di dubbia qualità o decisamente adulterate, anche in apparenza buone e belle. Meglio saper dare valore, accogliere e "acquistare" ciò che ha sostanza davvero buona e vale davvero. Meglio imparare e reimparare cento volte (cento volte fallendo e altrettante ritentando) il coraggio di saper condividere, senza gelosie e senza timidezze. L’alternativa a ogni "svendita" furba o disperata – per noi cristiani – è semplicemente e saggiamente il dono.