Opinioni

Alt alle terze dosi per dare i vaccini ai popoli poveri? No, stop ai brevetti

Marco Tarquinio sabato 18 dicembre 2021

Caro direttore,

il Covid-19, la sua diffusione mondo, la sua pericolosità hanno messo in moto tutte le migliori risorse umane ed economiche dell’Occidente e lasciato al margine i Paesi più poveri. Governi, comunità scientifica e case farmaceutiche si sono affannati a mettere in atto tutto quello che si poteva affinché si trovasse una cura o meglio una almeno parziale prevenzione-attenuazione della malattia. In poco tempo, e in modo stupefacente, sono stati messi a punto più vaccini adatti al nuovo coronavirus. Nonostante ciò a quasi due anni dall’inizio siamo ancora a discutere di Green pass e divieti di viaggi, ma la cosa peggiore è che noi che viviamo in Stati dall’economia forte dibattiamo e spacchiamo il capello in quattro perché ci possiamo permettere la terza dose e parlare anche della quarta, mentre il mondo povero in via di sviluppo e con un’economia debole deve aspettare ancora campagne vaccinali degne di questo nome. Propongo perciò uno speciale regalo di Natale: chiediamo alle persone che stanno al governo delle nazioni più forti, alle case farmaceutiche e a tutti i cittadini europei di fare obiezione di coscienza sulla terza dose donando tutte le terze dosi destinate a noi che siamo “già protetti” – o, comunque, “meglio protetti” di altri popoli – a chi nel mondo non ha fatto ancora il primo vaccino.

Massimo Torricini

Apprezzo moltissimo lo spirito della sua proposta, caro amico. Ma una vera campagna globale anti-Covid, che non tenga ancora ai margini e addirittura escluda i più poveri, sarà possibile solo se in sede di Organizzazione mondiale del commercio si deciderà finalmente la sospensione dei brevetti sui vaccini e sulle altre cure specifiche per il nuovo coronavirus. E che si debba decidere nel consesso internazionale dei commerci e non in quello della sanità la dice lunga sulla globalizzazione assurda che abbiamo sinora costruito...

E SE SI IMPONESSE UN TICKET AI NO-VAX CHE SI AMMALANO?

Gentile direttore,

vedo che il problema delle cure ai novax torna e ritorna. Indubbiamente ogni persona, che ne ha bisogno, ha “diritto” di essere curata: ogni vita si equivale. Allo stesso tempo ritengo che si imponga una riflessione. Quando un ospedale è convertito in ricovero per ammalati di Covid tutto cambia, perché il Covid fa “l’asso pigliatutto” e non c’è più posto per altro. Quando le terapie intensive si riempiono di ammalati Covid, non c’è posto per nessun altro ammalato. Se fossimo ancora nella condizione dell’anno scorso, potremmo affermare senza alcun dubbio che i diritti degli uni equivalgono ai diritti degli altri. Ma in questo anno in cui sono disponibili i vaccini anti-Covid, il diritto a essere curato di uno che si ammala per aver rifiutato il vaccino diventa di fatto prevalente rispetto al diritto di un altro ammalato che, senza sua colpa, si ritrova a non poter essere ricoverato in quelle stesse terapie intensive occupate dagli ammalati Covid. Due diritti che confliggono, con annesso premio per chi, gridando libertà e il diritto di non vaccinarsi, poi di fatto ottiene il diritto di infettare e di far morire quel paziente a cui ha sottratto il posto. Con questo non voglio sostenere che i no-vax non vadano curati. Ma ritengo che vadano responsabilizzati. So che “Avvenire” lo fa. Purtroppo, però, non ho sentito al riguardo uno straccio di considerazione nelle trasmissioni tv che mettesse sotto gli occhi di chi grida all’attentato contro la libertà individuale, che tutto questo ha delle enormi conseguenze. Ne cito solo due: sociali (diffusione dell’infezione e occupazione di posti letto in terapia intensiva), economiche (la spesa per un ricovero Covid va dai 25 agli 80mila euro, spalmati sui contribuenti). Che almeno per chi ha rifiutato il vaccino si possa considerare un adeguato ticket di partecipazione alla spesa? Forse così si bilancerebbero di nuovo i diritti...

Luigi Di Marco

Credo che la sua ipotesi di imporre almeno un significativo ticket equilibratore a carico di chi, per partito preso, rifiuta la vaccinazione anti-Covid possa essere almeno presa in considerazione, gentile lettore. L’insistenza con cui viene ormai posto il tema delle cure e delle strutture di cura “monopolizzate” da chi rifiuta di prevenire gli effetti più pericolosi del Covid con la vaccinazione, testimonia che la caparbietà non-vax – spesso aggressiva a parole e talvolta violenta anche nelle sue manifestazioni – sta provocando una reazione per lo più raziocinante ma altrettanto forte. Era prevedibile, così come è prevedibile che di questo passo la tensione finirà per aumentare. Sarà bene tenerne conto. (mt)