Governo e proteste. Nelle piazze il protagonismo dei cattolici, lievito di Hong Kong
Sono solo il 5% della popolazione, ma il loro ruolo è sempre più di primo piano nella società e nella politica dell’ex colonia britannica oggi legata a Pechino. Carrie Lam, alla guida dell’esecutivo, si è formata dalle Canossiane ed è cattolica, così come lo sono Martin Lee, ex leader del Partito democratico d’opposizione, e vari protagonisti della vita pubblica. Alle proteste ha preso parte anche la Chiesa cattolica insieme ad altre confessioni cristiane, con suoi esponenti di punta Manifestanti in piazza a Hong Kong nel corso di uno dei numerosi cortei di questi giorni / Ap
Hanno fatto il giro del mondo le immagini della straordinaria mobilitazione pacifica che, domenica a Hong Kong, ha visto ben due milioni di persone (in una città di poco più di sette...) scendere in strada per alzare la voce in nome della libertà. L’esame della proposta di legge sull'estradizione forzata è stato rinviato sine die; anzi, forse la discussa norma verrà definitivamente cancellata.
Quel che è certo è che la società civile ha riportato un’importante vittoria, e chi pensava che la 'Svizzera d’Asia' fosse ormai condannata a una sorta di apatia e al culto esclusivo del business ha dovuto ricredersi. Come si spiega? Come mai abbiamo visto protestare un fiume di gente così composito, con giovani, attivisti e avvocati, ma anche sindacalisti, imprenditori e operatori dell’informazione?
La risposta sta nella storia particolare dell’ex colonia britannica ma, soprattutto, nella formazione di una coscienza democratica e dei diritti che la Chiesa cattolica ha pazientemente curato (e cura) con una capillare opera educativa e di sensibilizzazione sociale.
«La comunità cattolica – ha scritto di recente padre Gianni Criveller sul sito di Mondo e Missione – rappresenta solo il 5% della popolazione, e tuttavia continua a offrire al mondo politico, culturale e sociale di Hong Kong un gran numero di rappresentanti di primo piano. Un segno dell’impatto positivo dell’evangelizzazione, iniziata dai missionari del Pime nel lontano 1858, nella Perla d’Oriente».
Perché è stato tanto osteggiato il provvedimento che Carrie Lam, capo dell’esecutivo, aveva intenzione di sottoporre al Consiglio legislativo? La risposta è che avrebbe rischiato di trasformarsi nella pietra tombale di princìpi fondanti quali autonomia e libertà che oggi caratterizzano Hong Kong: dal 1° luglio 1997 l’ex colonia britannica, tornata alla Repubblica popolare cinese come 'Regione amministrativa speciale', è governata secondo la regola 'un Paese-due sistemi', il che significa che (almeno sulla carta, nei fatti la situazione è ben più complessa) ha conservato poteri legislativi e giudiziari indipendenti. In questi anni la società di Hong Kong ha mostrato in varie occasioni di aver interiorizzato i valori-cardine della libertà e della democrazia e di sapersi mobilitare nel caso in cui finiscano in pericolo. Qualche esempio. Risale al giugno 1989 un’imponente manifestazione di solidarietà con gli studenti uccisi pochi giorni prima in Piazza Tiananmen, a Pechino. Nel 2003 un’altra significativa mobilitazione (sfilarono un milione di abitanti) fermò l’approvazione della pericolosa 'legge sulla sicurezza nazionale'. Il 26 settembre 2014, infine, si accese la 'rivoluzione degli ombrelli', che tenne banco per 79 lunghi giorni: puntava (ma non ebbe successo) all'introduzione della democrazia effettiva a Hong Kong, grazie al suffragio universale.
Una costante è stata la corale partecipazione alle iniziative di protesta da parte della Chiesa cattolica, insieme con altre Chiese cristiane, non di rado con la presenza dei suoi esponenti di punta. All’annuale veglia in ricordo del massacro di Tiananmen prende parte puntualmente il cardinale Josep Zen, vescovo emerito della diocesi; durante le ultime manifestazioni l’attuale vescovo ausiliare, Joseph Ha Chi-shing, ha esplicitamente appoggiato le richieste dei manifestanti, dichiarando in un’omelia di avere pianto pensando ai giovani della città. Una delle ragioni di preoccupazione che serpeggiava negli ambienti ecclesiali circa la legge sull’estradizione forzata era legata al rischio che essa potesse essere usata anche contro preti di Hong Kong vicini alle comunità sotterranee in Cina. Ha esplicitamente espresso tale timore Giovanni Pang Chenyu che, pochi giorni fa, ha scritto a papa Francesco. Nel messaggio il giovane definisce il capo dell’esecutivo Carrie Lam «una sorella in Cristo cieca di fronte al grido dei cittadini di Hong Kong». Già: Lam, 61 anni, è cattolica. Ex numero due della passata amministrazione, nel 2017 aveva prevalso, con il beneplacito di Pechino, su John Tsang, ministro dell’Economia, anch’egli cattolico. Così come cattolica era Regina Ip, precedente chief executive, che si rese impopolare proprio per il tentativo di introdurre, nel 2003, la citata legge sulla 'sicurezza nazionale'.
Ebbene: a Hong Kong ancora oggi le famiglie puntano moltissimo sull’educazione, e le istituzioni cattoliche sono da tempo tra le più apprezzate. Parte dell’élite della città è uscita di lì: l’avvocato Martin Lee, a lungo leader del Partito democratico d’opposizione, ne è un esempio, così come Jimmy Lai, proprietario del giornale Apple Daily. Inoltre sono cattolici molti dirigenti pubblici e capi di polizia, nonché politici di primo piano. Quanto alla Lam, ha studiato presso una prestigiosa scuola cattolica retta dalle suore Canossiane, attive a Hong Kong già dal 1860. Le Canossiane (come altri istituti religiosi) hanno formato generazioni di donne poi diventate protagoniste in tutti i campi della vita cittadina. Tra queste va annoverata Jackie Hung Ling-yu, da tempo attiva nella Commissione 'Giustizia e Pace' diocesana. Nel 2004, quando aveva 35 anni, la prestigiosa rivista americana Timela inserì nella lista degli 'Eroi dell’Asia': come portavoce del Fronte civile per i diritti umani (oltre 40 sigle, fra gruppi, movimenti e associazioni cattoliche), il 1° luglio 2004 aveva promosso una grande manifestazione pro-democrazia alla quale aderirono 500mila persone. Pure Elizabeth Tang, 62 anni, affermata sindacalista, ha studiato in scuole cattoliche.
Se Tang ha potuto riscattarsi da una situazione familiare non facile è stato grazie a un missionario del Pime, padre Adelio Lambertoni. Al medesimo istituto appartiene padre Franco Mella, uno dei volti più popolari di Hong Kong, di recente premiato con l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Milanese, 71 anni, da sempre attento agli ultimi (ha vissuto per 10 anni con i boat people cinesi), impegnato da 40 anni in battaglie non violente per la democrazia e i diritti, in prima fila da sempre nelle iniziative della Commissione 'Giustizia e Pace', è stato l’anima dell’Università popolare del Right of abode (Diritto di residenza) per i richiedenti asilo. Mella ha sempre creduto nell’importanza dell’istruzione e della cultura come strumenti per il riscatto sociale, l’educazione e la promozione delle persone. A lui e al confratello Gianni Criveller si deve la traduzione in cinese di alcuni testi profetici: due celebri libri di don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa e L’obbedienza non è più una virtù, oltre a Tu non uccidere di don Primo Mazzolari.