Botta e risposta. Aiuti a tutti o solo ai poveri? Sui figli è ora di cambiare rotta
(Siciliani)
Caro direttore,
ho apprezzato molto l’articolo di Massimo Calvi del 12 aprile 2019. Solo un punto, a mio parere, è oggettivamente errato: quando il commentatore invoca un aiuto pubblico uguale indipendentemente dal reddito. «Chi paga più tasse rischia di non ricevere nulla in assegni per i figli, proprio come avviene oggi». E invece è giusto che sia così: il figlio è sempre un valore e questo viene riconosciuto, ad esempio, fornendo l’istruzione gratuita (valore 8.000 euro all’anno); ma se hai un reddito di 110.000 euro puoi rinunciare alla detrazione per il figlio a carico e agli assegni familiari. Inoltre passare dagli attuali assegni familiari e detrazioni a un assegno unico uguale per tutti significherebbe dare un po’ di più ai poveri e molto di più ai ricchi: non è né necessario né giusto. L’ingiustizia non sarebbe grave come nel caso del Quoziente Familiare (e su questo il Forum ha fatto una chiara autocritica), ma è ugualmente da evitare. Ed è questo il limite a mio parere del Fattore Famiglia. Vedo che purtroppo il M5s ripropone il Quoziente Familiare. La vera equa soluzione consiste nel raddoppiare o triplicare le attuali detrazioni e gli assegni familiari. Non le pare una proposta tanto semplice quanto corretta? Auguro a lei, direttore, e ai suoi colleghi buon lavoro e un proficuo tempo di Pasqua.
Gianfranco Bertani Reggio EmiliaGentile signor Bertani,
ringrazio lei, e il direttore che mi chiede di risponderle, per l’opportunità di uno scambio di idee su un tema così importante. L’articolo cui fa riferimento intendeva fornire spunti di riflessione a partire dal confronto tra quanto c’è in Italia e quanto viene proposto nei Paesi europei che più (e meglio) spendono alla voce 'famiglia e figli'. Nei sistemi più generosi ed efficaci si nota che è sempre presente un sostegno di base universale per tutti i figli, al quale si aggiungono aiuti e premi ulteriori per le famiglie con i redditi più bassi. In Italia invece i benefit monetari e fiscali restano riservati a determinate categorie, oppure sono intesi esclusivamente come misure di contrasto alla povertà.
Siamo nell’ambito delle opinioni, forse però è esagerato definire «oggettivamente errata», come scrive nella sua lettera, la preferenza per uno dei due modelli. In Svezia oltre all’asilo nido, alla scuola e alle mense sono gratuite o parzialmente rimborsate anche le cure dentali per tutti i figli fino a 24 anni: c’è qualcosa di sbagliato? In Francia gli assegni familiari non escludono nessuno (si dimezzano solo per chi guadagna più di 5.600 euro netti al mese), ma poi alle famiglie con redditi bassi spettano diversi bonus in più: è un errore? In Germania lo Stato paga circa 200 euro per ogni figlio a tutti i genitori, ma per le famiglie più povere si aggiungono molte altre erogazioni: è errato? L’idea che l’unico benefit universale per i genitori italiani debba essere l’istruzione statale, come lei suggerisce, forse è un po’ riduttiva. Perché sui figli si deve sempre giocare al ribasso, e mai al rialzo? Perché gli sconti fiscali devono essere uguali per tutti se si parla di ristrutturazioni, mobili o condizionatori, mentre quando si parla di figli è necessario fare distinzioni? Nel nostro Paese i sostegni calano, sino a sparire, all’aumentare del reddito; altrove aumentano al crescere della povertà: sembra una differenza da poco, in realtà è sostanziale, se si tiene conto che nella società contemporanea è molto difficile tracciare un confine netto tra ricchezza e povertà solamente sulla base del reddito, mentre c’è un ceto medio ampio e in difficoltà cui è necessario guardare senza pregiudizi.
Ma non è questo il punto, come non è questo il luogo per stabilire se sia meglio un assegno unico, un aumento delle detrazioni, il Quoziente o il Fattore Famiglia. La vera questione è che la politica per la famiglia con figli e la politica sociale sono due cose profondamente diverse. Invece in Italia la prima è sempre stata assorbita dalla seconda, ed è a causa di questa impostazione culturale ancora ben radicata se il sistema di aiuti per la famiglia oggi si presenta limitato e inefficace. Anche alla luce del declino demografico che affligge l’Italia, è urgente intervenire, ma soprattutto è necessaria una riforma capace di trasferire l’idea che il Paese ha finalmente deciso cambiare rotta rispetto al passato e di dare valore ai genitori, alla natalità e ai figli. Un cordiale saluto.