Opinioni

Adozione e affido, domande amare e un quadro che chiede risposte serie

giovedì 12 maggio 2016
Ma quando mai, gentile signora Maria, “Avvenire” ha parlato di «tanti bambini da adottare»? Il direttore mi chiede di risponderle e io vorrei partire da una controdomanda. E dai dati di fatto. Per quanto riguarda l’adozione nazionale è vero il contrario. L’ultimo dato, riferito al 2014, parla di 1.397 bambini dichiarati “adottabili” nel nostro Paese a fronte di quasi 10mila nuove domande di adozione nazionale. Quindi una coppia che abbia dichiarato la propria intenzione di prendere in adozione un bambino e abbia avuto il “nulla osta” dal Tribunale dei minori competente, ha poco più di una possibilità su sette di veder coronato il suo sogno. Vero è che nelle strutture d’accoglienza e negli istituti vivono ancora oggi circa 400 minori adottabili che nessuno però vuole perché grandicelli o “problematici” (patologie fisiche o mentali). Occuparsi di loro non è comunque agevole per una famiglia senza competenze o senza aiuti specifici. Diverso il discorso per l’adozione internazionale. Nel 2014 le domande di adozione internazionale sono state 3.584 (si tratta di una stima perché da oltre due anni la Cai, Commissione adozioni internazionali, che è un organo governativo, è gestita in modo purtroppo arbitrario e non comunica più alcun dato) a fronte di un numero di bambini adottabili nel mondo che nessuno riesce a valutare con precisione. L’ultimo dato Unicef parlava di circa 190 milioni di bambini. Ma qui entrano in gioco le competenze degli enti autorizzati e gli accordi bilaterali tra gli Stati. E inoltre le difficoltà legate all’adozione internazionale sono ben note (sul nostro quotidiano ne abbiamo parlato a più riprese). Ancora diverso il problema affido a cui lei accenna. I minori che vivono nelle case famiglia e nelle altre realtà d’accoglienza, perché costretti ad abbandonare il nucleo familiare d’origine per i motivi più svariati, sono 14.225. Quasi lo stesso numero è in affido familiare. Perché non vengono dati tutti in affido? Perché non ci sono domande (nel 2014 sono andati a buon fine solo 940 affidi) e perché gli enti locali che dovrebbero gestire queste situazioni – soprattutto al Centro-Sud – hanno sempre meno risorse per occuparsi dei minori. Quindi le possibili famiglie affidatarie, lasciate sole, vivono spesso momenti di difficoltà e finiscono per scoraggiarsi. Come vede, il quadro è un po’ più complesso di quello che lei descrive. E non è colpa delle case famiglia che trattengono i bambini fino a che sono adolescenti. Anche perché l’adottabilità o meno di un minore è una decisione che spetta al tribunale sulla base di quanto indicato dalla legge – quella in vigore è la 184 del 1983 – che adesso si vuole riformare. Vedremo quali saranno le scelte del legislatore, sperando che siano sagge, dunque non dirigiste e magari avventurose, ma costruite nel dialogo. Luciano Moia © RIPRODUZIONE RISERVATA botta e risposta