L’articolo 45 della Carta e un dovere compreso. Adesso più che mai tempo di cooperare
Caro direttore,
il rilancio economico e sociale deve essere un’occasione per ridisegnare il futuro del nostro Paese. Un futuro in cui, ne siamo certi, il ruolo della cooperazione continuerà a essere determinante. Dall’ultimo Dopoguerra la cooperazione si è spesa quotidianamente per tener fede al riconoscimento costituzionale previsto dall’articolo 45 della nostra Carta. Ha sostenuto la crescita delle economie regionali più solide, ha attutito gli effetti sociali in quelle in cui ancora oggi si scontano ritardi economici che non si riescono a colmare. Ha presidiato, e continua a farlo, a dispetto di qualsiasi ragione di carattere puramente economico, zone della Penisola in cui vivono comunità dal numero sempre più ridotto. Nelle valli Trentine i supermercati cooperativi si chiamano Famiglie e sono molto più di un punto vendita. In molti Comuni delle aree interne gli sportelli delle Banche di Credito Cooperativo sono gli unici servizi bancari garantiti, anche lì dove gli uffici postali hanno ceduto alla fredda logica dei numeri.
Nella Locride, come in alcuni quartieri difficili delle aree metropolitane del Sud, la cooperazione è la sola risposta autorganizzata in grado di rappresentare un’alternativa per chi non vuole cedere alle lusinghe della criminalità e provare costruire un futuro senza essere costretto ad abbandonare i luoghi dove ha radici. Ci sono distretti economici che devono la loro nascita allo spirito cooperativo, al mutualismo, che hanno permesso di unire debolezze trasformandole in punti di forza, trasformando un bisogno in un sogno, una difficoltà in imprese. In tutti questi casi sono nati dalla volontà di riscatto, dalla caparbietà di venir fuori dalle difficoltà facendo leva sulle proprie forze e su quelle di chi condivide la stessa voglia di costruire un futuro migliore per sé e per le generazioni future. Il carattere di intergenerazionalità fa della cooperazione una delle forme di organizzazione economica più adatta a costruire un futuro sostenibile dal punto di vita sia economico sia socio ambientale.
L’emergenza sanitaria che stiamo affrontando ha rappresentato una scossa tellurica che ha fatto vacillare certezze, scardinato equilibri, rotto schemi a cui guardavamo come se non potessero esserci alternative. Ha spazzato via alibi dietro cui ciascuno di noi per pigrizia qualche volta ha provato a trovare rifugio. Ora abbiamo un mondo da ricostruire, non abbiamo più paraventi dietro cui nasconderci. Le misure della Commissione Ue sul Recovery Fund sono un’iniezione di fiducia non solo per la mole di risorse. Sapere di non essere soli e di poter contare sullo spirito cooperativo degli Stati con cui abbiamo deciso di navigare insieme negli oceani della globalizzazione rafforza le nostre possibilità, rende più concrete le nostre ambizioni. Davanti a noi, seppur tra mille difficoltà, si aprono nuove possibilità.
«Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare », diceva Seneca. Noi un’idea di futuro l’abbiamo, proviamo a renderla praticabile ogni giorno, nei territori con economie prospere, e in quelle dove le possibilità sono marginali. Nella nostra visione nessuno deve restare indietro, ma tutti devono fare qualcosa affinché ciò accada, occorre premiare il merito e l’intraprendenza, ma anche dare risposte ai bisogni. Ancora oggi proviamo gratitudine per la fiducia che i padri costituenti hanno voluto accordare alla cooperazione riconoscendola esplicitamente tra i valori costituzionali garantiti della nostra Repubblica, un onere e un onore di cui avvertiamo il peso e sentiamo la responsabilità. Una motivazione che ci spinge oggi, come in passato, a essere orgogliosamente costruttori di bene comune.
Presidente Confcooperative