Opinioni

Il direttore risponde. L’«abbraccio» all’Africa è possibile. Ma sia vero

Marco Tarquinio giovedì 2 gennaio 2014
Caro direttore,
abbiamo letto con molto interesse su “Avvenire” del 29 dicembre scorso dell’impegno–proposta del ministro degli Esteri, Emma Bonino, di avviare un’iniziativa Italia–Africa e di accendere stabilmente i riflettori su quel continente e sul Medio Oriente per salvare non solo la vita di tanti migranti in cerca di un futuro più dignitoso, ma anche il nostro futuro sulla sponda nord del Mediterraneo.
C’è davvero da svegliare l’Italia e l’Europa, spingendole a ri-assumersi il ruolo storico di portatore di pace e di sviluppo dignitoso in quelle aree di bisogno con cui condividiamo da secoli le sorti. E, per parte nostra, abbiamo pensato di contribuire avviando, sin dal dicembre 2011, nel pieno della notte della crisi, l’iniziativa “l’Europa abbraccia l’Africa” con l’indirizzo e il sostegno del Papa. L’iniziativa – che propone e realizza microprogetti e microimprese secondo percorsi di sviluppo sperimentati da tempo da tutte le Ong e dai missionari – è piaciuta al mondo della nostre piccole e medie imprese che potrebbero svolgere il determinante ruolo di tutoraggio per le nascenti microimprese africane, internazionalizzando così le loro attività e aprendo nuovi mercati e nuove collaborazioni alle nostre aziende. Questi incoraggianti risultati ci hanno indotto a presentare, assieme ad altri movimenti cristiani, ai vertici della Commissione europea un “Piano di proposta” che ha ricevuto un “lettera di accoglimento” da parte del presidente José Manuel Barroso. Ebbene, grazie alla collaborazione del ministro Bonino, ci piacerebbe riuscire a raccogliere i frutti di tutto ciò proprio durante la Presidenza italiana della Ue, nel secondo semestre 2014.
Sarebbe importante farlo insieme a una grande operazione di disarmo nucleare, tesa a recuperare le risorse che ci servono per investire, valorizzando anche la capacità di lavoro dei nostri giovani, su un futuro di pace e di sviluppo integrato tra Europa, Africa e Medio Oriente. Se questo avverrà, saremo stati ancora una volta noi italiani ad aprire una nuova strada di cooperazione fra aree, a diverso titolo vitali, di un mondo sempre più globalizzato, mettendo in sinergia le capacità della vecchia Europa con quelle nascenti in un’Africa ora ancora bisognosa, ma presto grande compagna sulla via del futuro comune. Questo il nostro augurio per il 2014.
Maria Romana De Gasperi e Giuseppe Rotunno Comitato per una Civiltà dell’Amore
Bisogna essere anche un po’ visionari per anticipare il futuro. Ma soprattutto è necessario, anzi indispensabile, essere aperti e generosi nell’ascolto e nel dialogo per far convergere tutte le possibili forze e orientare ogni possibile energia sull’obiettivo di umanizzare il mondo, rendendolo sempre più libero, più giusto, più buono. Per questo sono infinitamente grato a coloro che come voi, cara signora De Gasperi e caro ingegner Rotunno, lavorano a partire dal piccolo, dal minimo, addirittura dal “micro”, per realizzare un progetto tanto grande. Mi auguro che il governo guidato da Enrico Letta e del quale Emma Bonino è ministro degli Esteri sappia far procedere il percorso che il “Comitato per una Civiltà dell’Amore” ha contribuito ad avviare in sede europea. So bene, penso al ministro Bonino, che non tutte le nostre visioni coincidono e che su alcune questioni cruciali non siamo affatto d’accordo, ma so anche che c’è un terreno comune sul quale con limpida intenzione si può procedere insieme. Vedremo. Il primo banco di prova, lo diciamo da tempo anche su “Avvenire”, è il cambiamento delle regole italiane e della Ue per fronteggiare il fenomeno delle migrazioni dal Sud al Nord del mondo in modo veramente civile (cancellando l’inutile e persecutorio “reato di clandestinità”, rendendo possibile il ricongiungimento familiare in tutta Europa dei rifugiati accolti da un Paese membro) e saggiamente rigoroso (anche verso noi stessi, non solo verso chi arriva). È poi sempre più chiaro che c’è da cominciare una buona volta a risolvere il problema delle violenze, delle ingiustizie, dell’immane spreco di risorse che umilia le «aree del bisogno» e, per quanto ci riguarda in modo più specifico, da europei, c’è da saper «abbracciare» l’Africa e il Vicino Oriente, sostenendo iniziative di sviluppo umano (cioè economico, sociale e spirituale) che rompano le spirali della disperazione e dell’odio che inducono milioni di persone a sradicarsi dalla propria terra. Questo «abbraccio» non sarà la maschera dell’ennesimo e interessato tradimento soltanto se da parte di tutti – politici, finanzieri, imprenditori, operatori umanitari – avrà a fondamento una scelta “senza se e senza ma” di pieno rispetto per la vita umana in ogni fase e condizione. Proprio come quella che voi, cari amici, tornate a proporre ai nostri governanti sulla base non di teorie astratte, ma di una concreta esperienza di condivisione e di servizio.